giovedì 16 febbraio 2012


Al segretario nazionale del Psd’az Giovanni Colli su Giorgio Napolitano, da Paolo Maninchedda

16 FEBBRAIO 2012

reCaro Giovanni,
arriva il presidente Giorgio Napolitano in Sardegna.
So perfettamente di non darti, in questo modo, una notizia fresca, ma vorrei sottoporre alla tua attenzione, affinché ne tenga conto nella relazione che svolgerai nel prossimo Consiglio nazionale, il clima che si sta creando nelle istituzioni sarde, quasi da visita papale: fra un po’,
dopo il rito delle lauree (un tempo venivano date per meriti di studio, non per meriti civili o per strategie di marketing d’Ateneo) immagino che si inauguri quello dell’esposizione del corpo sacro del Presidente al contatto fisico fugace con i cittadini: anche i re di Francia facevano una seduta taumaturgica, mi pare mensile e non settimanale.
Fuori dall’ironia, intendo chiederti di costruire una posizione del Partito su questa visita, largamente unilaterale, cioè priva di un confronto reale, ma molto simile allo spostarsi del corteo di federico II, lo stupor mundi del Medioevo, che visitando i suoi domini, ne rafforzava la coesione.
Noi stiamo ponendo in campo questioni molto serie: in primo luogo, la necessità di un fisco giusto, calibrato sulle nostre esigenze (e non su quelle barocche e elefantiache dell’Italia dei tradizionali apparati) e, sopratutto, deciso da noi. Su questi temi non si può accettare una discussione gerarchizzata, ma solo una discussione paritetica e, comunque, una discussione, non una benedizione.
Ti pregherei pertanto di prendere una decisione rispetto a questo evento, in modo che tutti insieme assumiamo l’atteggiamento giusto per ricordare che la Sardegna  non può essere in alcun modo un luogo né di piagnistei di fronte a Sua Eccellenza né di benedizioni o di discorsi edificanti. La Sardegna è un luogo dialettico con l’Italia.

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