mercoledì 29 maggio 2013

Salviamo l'esistente !

Una politica più esplicitamente sociale.

29 MAGGIO 2013     dal sito di “ Sardegna e Libertà “ di Paolo maninchedda


Racconto tre cose che mi stanno preoccupando.
Un grande gruppo della Gdo si vuole mangiare un negozietto. Perché? Per la logica del grande che mangia il piccolo. Chi aiuta i cannibali? Le banche, ovviamente, che negano la loro profonda immoralità e perseguitano il piccolo. Chi sono gli alleati degli alleati dei cannibali? Un vasto sistema burocratico che appena vede una segnalazione alla centrale rischi lavora non per recuperare ma per ammazzare.

giovedì 23 maggio 2013

Alla faccia degli ambientalisti di turno.

Legambiente azionista nelle centrali a carbone di De Benedetti.

Tratto dall'informatore ambientale in data 22 maggio 2013.

Il profitto ha fregato anche loro !

Centrale a carbone
Dunque, Sorgenia, uno dei principali fornitori di energia in Italia, è parte dell’impero finanziario di Carlo De Benedetti, tessera numero uno del PD.

domenica 19 maggio 2013

Il sistema integrato dello smaltimento dei rifiuti funziona .. eccome!



Gas serra: in calo quasi tutte le emissioni di gas climalteranti
 maggio 2013
Nella gestione e trattamento dei rifiuti, le emissioni segnano un 
– 15.9% e sembrano destinate a diminuire ulteriormente nei prossimi anni  per via della riduzione delle emissioni dallo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in discarica e al trattamento degli stessi negli impianti costantemente monitorati dagli organi preposti.

Diminuiscono le emissioni italiane dei 6 gas serra e, nel 2011, calano  del 2.3%  rispetto all’anno precedente e del 5.8% rispetto all’anno base (1990), a fronte di un impegno nazionale di riduzione del 6.5% entro il periodo 2008-2012; e’ questo il dato comunicato dall’ISPRA,  nell’ ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC) e del protocollo di Kyoto,   nell’ inventario nazionale delle emissioni in atmosfera dei gas serra per l’anno 2011. Anche le stime preliminari del 2012 prevedono un ulteriore calo del 4.2% rispetto all’anno precedente, per il perdurare della congiuntura economica negativa. I dati preliminari del 2012 rivelano una riduzione delle emissioni del 9.8% tra il 1990 e il 2012, pari a 50.9 milioni di tonnellate di COequivalente (Mt CO2eq).
Questa riduzione, riscontrata a partire dal 2008, è la conseguenza di un mix di fattori:  riduzione dei consumi energetici e delle produzioni industriali a causa della crisi economica, crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) ed incremento dell’efficienza energetica. Le emissioni dalle industrie energetiche e manifatturiere, che nel periodo 2008-2011 incidono mediamente per il 58.8% delle emissioni nazionali, si riducono del 15.5%, mentre quelle dei restanti settori si riducono del 5.1%. In particolare nel settore industriale le emissioni per la produzione del cemento, che nel 2008 incidevano per il 45.2% del settore, subiscono un declino del 22.0%.
L’obiettivo del Protocollo di Kyoto va calcolato sulla media delle emissioni del quinquennio 2008-2012. Considerando le stime preliminari per il 2012, pari a 468.1 Mt CO2eq, la media annua delle emissioni di gas serra nel periodo 2008-2012, pari 497.8 Mt CO2eq, è superiore di 14.6 Mt CO2eq rispetto all’obiettivo fissato dal Protocollo di Kyoto. La stima del gap effettivo calcolato secondo le regole previste dal Protocollo (EU Emissions Trading Scheme) è in realtà pari a 22.8 Mt CO2eq. Rispetto alle stime degli anni passati tale gap risulta attualmente di entità ridotta e tale da consentire all’Italia di raggiungere l’obiettivo di Kyoto con uno sforzo limitato attraverso l’utilizzo dei crediti consentiti dai meccanismi flessibili del Protocollo (Emissions Trading, Clean Development Mechanisms) e dei crediti derivanti dalle attività forestali.
Nel dettaglio, tra il 1990 e il 2011, le emissioni di tutti i gas serra passano da 519 a 489 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, variazione ottenuta principalmente grazie alla riduzione delle emissioni di CO2, che contribuiscono per l’85% del totale e risultano, nel 2011, inferiori del 4.7% rispetto al 1990.
Le emissioni di metano (CH4) e di protossido di azoto (N2O) sono rispettivamente pari a circa il 7.5% e 5.5% del totale e sono in calo sia per il metano (-16.4%) che per il protossido di azoto (-28.1%). Gli altri gas serra, gas fluorurati quali idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) e esafluoruro di zolfo (SF6), hanno un peso complessivo sul totale delle emissioni che varia tra lo 0.1% e l’1.9%; le emissioni degli HFC evidenziano una forte crescita, mentre le emissioni di PFC decrescono e quelle di SF6 mostrano un minore incremento.
Emissioni settore per settore (1990-2011):
I settori delle industrie energetiche e dei trasporti sono quelli più importanti, contribuendo a più della metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti. Rispetto al 1990, le emissioni di gas serra del settore trasporti sono aumentate del 15.4%, a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri; per il trasporto su strada, ad esempio, le percorrenze complessive (veicoli x km) per le merci sono aumentate del 44%, e per il trasporto passeggeri del 36%. Per il secondo anno consecutivo, però, si riscontra una riduzione delle percorrenze di merci ed anche i consumi energetici del settore, dopo aver raggiunto un picco nel 2007, sono in riduzione.
Nello stesso periodo le emissioni delle industrie energetiche calano del 4.4%, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178.4  Terawattora (TWh) a 227.7 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218.7 TWh a 313.8 TWh. Dall’analisi dell’andamento delle emissioni di CO2 per unità energetica totale, emerge che l’andamento delle emissioni di CO2negli anni ’90 ha seguito sostanzialmente quello dei consumi energetici; solamente negli ultimi anni si delinea un disaccoppiamento delle curve, dovuto principalmente alla sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale nella produzione di energia elettrica e nell’industria e ad un incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili.
Aumentano del 9.7% le emissioni energetiche dal settore residenziale e servizi . A questo proposito si può osservare che in Italia il consumo di metano nel settore civile era già diffuso nei primi anni ’90 e la crescita delle emissioni, in termini strutturali, è invece correlata all’ aumento del numero delle abitazioni e dei relativi impianti di riscaldamento oltre che, in termini congiunturali, ai fattori climatici annuali.
Le emissioni del settore dell’industria manifatturiera diminuiscono del 29.6%prevalentemente in considerazione dell’incremento nel riutilizzo del gas naturale in sostituzione dell’olio combustibile per produrre energia e calore e per gli ultimi anni a seguito del calo della produzione industriale.
Per quel che riguarda il settore dei processi industriali,  la riduzione segna un  - 17.4% . L’andamento è determinato prevalentemente dalla forte riduzione delle emissioni di N2O (-95.5%) nel settore chimico, grazie all’adozione di tecnologie di abbattimento nella produzione dell’acido nitrico e acido adipico.
E’ invece del 17,7%, il calo riscontrato nel settore agricolo:  La riduzione principale si è ottenuta nelle emissioni dovute alla fermentazione enterica (-12.4%) e alle deiezioni animali (-21.0%) poiché sono diminuiti i capi allevati, in particolare bovini e vacche da latte, e, grazie a un minor uso di fertilizzanti azotati, anche alle emissioni dai suoli agricoli (-21.1%). Negli ultimi anni si è registrato un incremento della produzione e raccolta di biogas dalle deiezioni animali a fini energetici, evitando emissioni di metano dallo stoccaggio delle stesse.



venerdì 10 maggio 2013


A proposito di Termovalorizzatori, l'analisi di "Frost & Sullivan"


Secondo l'istituto di ricerca e analisi statunitense "Frost & Sullivan", in Europa, il recupero di energia da rifiuti ha prodotto entrate per circa 4,22 miliardi di dollari e nel 2012 (3,2 miliardi di euro) e gli analisti stimano che questa cifra raggiungerà quota 4,94 miliardi di dollari nel 2016. Una crescita che, nel rispetto della gerarchia del sistema integrato, va nella direzione della sostenibilità della gestione dei rifiuti.
Con la maggioranza degli impianti di termovalorizzazione da rinnovare, sempre secondo "Frost & Sullivan", nel rapporto si prevede che «l'Italia diventerà uno dei mercati più attraenti del vecchio continente tra il 2013 e il 2016». Nel nostro paese, spiegano gli analisti, ci sono oggi 55 termovalorizzatori, impianti waste-to-energy, o wte, dove la tecnologia a griglie è la soluzione dominante. Tuttavia, si stima che l'83,2% di questi inceneritori abbia più di dieci anni: pertanto, nel breve periodo, l'Italia dovrà puntare sulla modernizzazione delle vecchie tecnologie con "l'obiettivo di una maggiore efficienza energetica".
«Le aziende di gestione dei rifiuti stanno gradualmente reindirizzando i solidi urbani dalle discariche verso l'impiego per la produzione di energia rinnovabile - spiega Monika Chrusciak, analista di "Frost & Sullivan"- a causa delle normative sulla limitazione delle discariche e degli incentivi per la riduzione delle emissioni di carbonio».
Per gli analisti americani, in passato c'è stata una forte opposizione dei cittadini all'installazione di nuovi termovalorizzatori. Ora però gli inceneritori sono sempre più accettati, visto che le aziende produttrici «stanno costruendo unità moderne - sostiene il rapporto - che riducono l'inquinamento dell'aria».