La paura che con la
revisione dell’inceneritore prendano il volo anche le piattaforme
differenziate
Macomer, cresce l’allarme tra i lavoratori e gli amministratori locali
TITO GIUSEPPE TOLA
MACOMER. L’ipotesi che con la revisione dell’inceneritore possano prendere il
volo anche le piattaforme di differenziazione suscita preoccupazione fra i
lavoratori della Tossilo con l’alzata di scudi degli amministratori della
zona.
Tutti temono che Nuoro tenti lo scippo.
Il timore non è infondato. È già accaduto in passato che il capoluogo di
provincia abbia tarpato le ali dei progetti macomeresi. Togliendo
l’inceneritore non si può chiudere il ciclo e si consente l’attivazione di
piattaforme territoriali. Dopo che per un quarto di secolo Macomer si è fatta
carico dei rifiuti di un bacino d’utenza che comprendeva l’intero territorio
provinciale e oltre, ora rischia di rimanere con un pugno di mosche, quando
invece il piano regionale prevede che a Tossilo confluiscano tutto il vetro,
tutta la plastica, tutta la carta e tutto il legno della provincia di Nuoro
per il solo fatto che smaltisce il secco nell’inceneritore. L’inceneritore
oggi funziona poco e male. Senza la revisione finirà per fermarsi imponendo di
continuare con il costoso conferimento alla discarica di Chilivani. Con la
creazione del polo dei rifiuti, Macomer, assieme a Ottana, punta a recuperare
il ruolo di propulsore industriale della Provincia, ma a Nuoro frenano.
Queste le considerazioni alla base della reazione di sindacati e
amministratori della zona. Per il sindacati la paura è che si finisca per
perdere tutto, compresi i 50 posti dell’impianto e altri 50 nell’indotto.
«Condividiamo e siamo in sintonia con ciò che ha deciso la Regione col piano
dei rifiuti - dice Franco Cappai, segretario della Uil settore trasporti e
ambiente - i soldi stanziati per Macomer devono essere spesi qui. Non
illudiamo la gente con perline colorate. Dal revamping si parte con
l’indotto, le piattaforme e quantaltro. Le piattaforme di compostaggio e
prima valorizzazione stanno accelerando. I 42 milioni stanziati dalla Regione
servono per far funzionare l’impianto nella fase di transizione che ci
porterà al polo dei rifuti con tutte le piattaforme e non devono essere utilizzati
per altro. Ci hanno defraudato in passato, non permetteremo che si ripeta. Mi
stupisce la pavidità, se non la condiscendenza, dei consiglieri provinciali
di questo territorio».
Altrettanto decisi gli amministratori della zona. Il sindaco di Borore, Tore
Ghisu, indica nella mancata perequazione delle tariffe di smaltimento a
livello regionale il problema del quale dovrebbe occuparsi la Provincia.
«L’impianto non è l’unica diseconomia - dice - costa perché non funziona. Si
ha la sensazione che chiudendolo si voglia scardinare il sistema per poi
delocalizzare le piattaforme. Noi vogliamo invece che l’impianto continui a
funzionare finché non sarà sostituito dalle piattaforme, ma vogliamo anche
che funzioni bene per ridurre costi e tariffe e operare in sicurezza. Il
percorso di uscita deve garantirci dai tentativi nuoresi di scippo». Il vice
sindaco di Macomer e presidente della Tossilo, Giovanni Biccai, spiega che se
l’impianto funziona bene e c’è la discarica di servizio i costi si dimezzano.
«Se l’impianto deve accompagnare la transizione verso una nuova gestione dei
rifiuti attraverso le piattaforme - dice - è necessario che funzioni al
meglio. Questo impone il revamping». Sul ruolo della Provincia manifesta
dubbi anche il sindaco di Sindia, Franco Scanu. «Il tentativo di ritardare le
cose - dice - punta a far sì che ciascuno realizzi poi la sua piattaforma».
La Nuova Sardegna 15
marzo 2012
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1 commento:
Antonio, mi dispiace, ma non trovo il tuo commento, ti chiedo di inviarmelo nuovamente e se come admin lo troverò corretto lo pubblicherò senz'altro.
A presto.
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