lunedì 26 marzo 2012

Non abbiate paura, guardate avanti!


Amici di SeL non abbiate paura del PD. Amici del Pd: possibile che facciate finta di non capire solo perché volete comandare voi?

26 MARZO 2012                                da " sardegna e liberta' "


Leggo le parole di Silvio Lai e rimango di stucco. Lo conosco: so che ha le capacità intellettuali e intellettive per capire le posizioni altrui. Eppure leggo queste frasi:

«Certi documenti e certi comportamenti sono incompatibili con il Pd e con il centrosinistra, quello che è successo in Consiglio regionale mercoledì è inaccettabile».
Cosa è successo mercoledì in Consiglio regionale? Semplicemente è stato votato il nostro ordine del giorno. Si badi bene, non solo il nostro ordine del giorno, ma anche un altro odg votato all’unanimità sulla vertenza Sardegna. Riparleremo dopo di che cosa questo significhi. Continuiamo a leggere il segretario del Pd:
«Non si può, senza alcuna discussione di merito, approvare un documento di cinque righe che ipotizza, se lo Stato non dimostra la propria lealtà istituzionale, che la Sardegna esca dalla Repubblica italiana. Non fa certo piacere che il quotidiano della Lega Nord abbia esaltato in prima pagina la secessione della Sardegna».
Con certezza il nostro ordine del giorno non è secessionista perché non lo siamo noi. Ciò che Lai, insieme - non a caso - alla Lega, non capisce è che noi, pur di trovare un terreno di confronto con le forze non indipendentiste abbiamo chiesto di verificare le ragioni e le condizioni del sistema dei diritti e dei doveri che stanno alla base di una cittadinanza giusta. Abbiamo chiesto una verifica senza ipotecarne l’esito. Ciò è tanto esplicito che non è necessario spiegarlo al segretario del Pd perché lo capisce da solo. Si deve concludere che il Pd ritiene che lo Stato stia facendo il suo dovere? E non è slealtà di Stato non devolvere le entrate dovute alla Sardegna? O il Pd ha cambiato idea? E non è slealtà di stato trattare la questione Tirrenia contro la Sardegna? E non è slealtà di Stato non aver mai notificato a Bruxelles le norme statutarie sulla fiscalità di svantaggio, in modo da acuire le difficoltà per realizzarle? E non è slealtà di Stato far pagare il Trasporto Pubblico Locale alla Sardegna e invece pagarlo alle altre regioni e consentire loro di metterlo fuori dal patto di stabilità? Potrei continuare, ma so che il Pd sa. Perché rifiuta di parlarne?
Poi, dice Silvio Lai, ci sarebbe l’anomalia di Sel e Idv con Udc e Pdl e la giunta Cappellacci. Questo sarebbe il secondo punto perché «una parte dell’opposizione copre le responsabilità del centrodestra sardo dandole allo Stato cattivo e patrigno». Quindi «ha fatto doppiamente bene il gruppo del Pd a schierarsi all’opposto di questa strana compagnia».
Francamente c’è da rimanere di stucco. SeL ha votato con il Psd’az che è l’unico partito in Italia che ha avuto il coraggio di proporre una censura morale a Tremonti quando Tremonti era qualcuno; SeL ha votato con il Psd’az che è l’unico partito che durante il dibattito non ha certo promosso la Giunta in carica; SeL ha votato con il Psd’az che è all’opposizione del governo Monti; Sel ha votato col Psd’az che, sostenendo il loro emendamento su Molentargius, ha garantito i finanziamenti alla cultura che il Pd non era riuscito ad attivare. Viceversa il Pd è all’opposizione a livello regionale ma in maggioranza a livello nazionale; discute col Pdl, non con il Psd’az né con SeL, della legge elettorale e lo fa col chiaro intento di danneggiare partiti come SeL e come il Psd’az; discute e approva col Pdl le tasse che stanno uccidendo la Sardegna; discute col Pdl di riforma della Giustizia; sostiene il governo che sta trasportando in Sardegna tutti i detenuti ex 41 bis; sostiene a livello nazionale le posizioni di Cofferati sulla Tirrenia; fa col Pdl le battaglie sui poligoni dopo averli estesi col governo Prodi; flirta con pezzi del Pdl a livello nazionale per indurli a entrare nel terzo polo, mentre si adonta se in Sardegna una frattura è prodotta su temi politici non generati dal Pd.
Allora, qual è la vera preoccupazione del Pd? A mio avviso è semplice: il Pd non accetta che il sistema politico, attraversato da forti spinte innovative, si riorganizzi liberamente su temi politici e sociali rilevanti; pretende, al contrario, che sia immobile sulle posizioni privilegiate generate dal bipolarismo. In sostanza chiede che prima si accetti di essere reclutati nel grande esercito guidato dal Pd e dopo si parli di contenuti e strategie.
Il mondo sta andando da un’altra parte. Non ci sono più posizioni date e fisse; il divieto di dialogo imposto agli altri e riservato a se stessi è una pretesa assurda; la sinistra nella società sta abbandonando i suoi tabù per ricostruirsi non intorno a parole d’ordine vuote, ma intorno a soluzioni e alleanze tra interessi e bisogni legittimi; il pesniero autonomista del passato è finito perché inutile e inefficace.
So perfettamente che il Pd teme una candidatura alla presidenza che venga dal mondo indipendentista e dalla sinistra, perché teme la saldatura di questo mondo con quello della piccola impresa che sta comprendendo che lo Stato non ama le imprese più di quanto ami i suoi apparati; ma sia chiaro al Pd che noi stiamo aspettando di parlare con un partito non egemone, con un partito aperto, disponibile all’innovazione. Mostrare questi arroccamenti risentiti; avere una piattaforma che oscilla solo tra la nostalgia della scorsa legislatura e l’attacco inconcludente a testa bassa in questa; non volere che il sistema politico si mischi e si ricollochi alla luce dei veri scontri sociali in atto ma invece resti fittizio e conservatore come è attualmente, tutto questo non giova al Pd e non giova a nessuno se non a quattro oligarchi di partito. Rompete gli indugi, amici del Pd, apritevi, accettate il rischio di aprire scenari nuovi senza chiedere il permesso ai salotti della capitale. Con certezza, se voi aveste questo coraggio e questa libertà, la Sardegna guiderebbe da nazione l’innovazione dell’Italia. Pensateci e non emettete scomuniche in tempi confusi e difficili: non servono a niente e non fanno paura a nessuno. I liberi continuano a camminare da liberi e, se proprio li vorrete sfidare, sapranno raccogliere la sfida; non li troverete con le solite bandiere, ma con una nuova che a me dispiace voi non vogliate contribuire a costruire.

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