lunedì 5 marzo 2012


Franco Scanu
Presidente dell'Unione dei Comuni del Marghine










ALLEGATO ALLA DELIBERA DELL’ASSEMBLEA DEL 19.01.2012

Una regola di buon senso e di fondamentale valore ambientale e produttivo è rappresentata dal principio:
 i rifiuti si smaltiscono dove vengono prodotti

Poiché non è pensabile che ogni Comune abbia un proprio impianto di smaltimento ed è necessario garantire minime economie di scala (che hanno diretto impatto con i costi a carico dei cittadini), ciò sta a significare che gli impianti di smaltimento devono essere realizzati in siti baricentrici, rispetto ai territori di produzione, dove minima risulta la movimentazione dei mezzi per raccogliere e trasportare i rifiuti stessi agli impianti di separazione e smaltimento e massima è la responsabilizzazione dei cittadini rispetto all’esigenza di smaltire di meno e, quindi, di produrre minori quantità di rifiuti.
In Sardegna risultano sufficienti due impianti di smaltimento: il primo, con riferimento all’area metropolitana di Cagliari e alla Sardegna centro-meridionale (l’impianto esistente del CASIC), il secondo, da realizzare nel corridoio territoriale Sassari-Olbia ed avente a riferimento la Sardegna centro-settentrionale. Sono del tutto sbagliate soluzioni diverse e visibilmente irragionevoli: non è, quindi, accettabile la soluzione Ottana proposta qualche anno fa dalla Giunta Soru, né qualunque altra soluzione similare posta nel centro Sardegna.
La Giunta Regionale deve recepire con urgenza questo scenario programmatico nel Piano Regionale dei Rifiuti, superando una volta per tutte, il dannoso chiacchiericcio su questo argomento e fornendo un quadro di prospettiva certo, sia nei contenuti che nei tempi.  Si aggiunga, inoltre, che si stanno avanzando candidature ufficiali di soggetti pubblici (come il Consorzio Industriale Provinciale di Olbia) per l’attivazione di un project financing, per la realizzazione di un impianto di smaltimento nell’area del nord-est della Sardegna. Impianti di questo tipo possono, peraltro, essere realizzati con l’utilizzo esclusivo di capitale privato e, conseguentemente, non si pone neppure l’esigenza di reperire preventivamente le risorse necessarie nel bilancio regionale.               
Il Piano regionale dovrà, inoltre, definire la rete degli impianti di separazione e valorizzazione dei rifiuti nella fase post-raccolta, incentivando anche finanziariamente questa attività industriale, capace di produrre impresa, reddito ed occupazione e, contestualmente, di promuovere sempre più le buone pratiche di separazione e recupero dei rifiuti urbani.
Il Consorzio Industriale di Tossilo ha già fatto questa scelta da tempo: come tutti sanno è in piena attività una linea meccanico-manuale di separazione dei rifiuti che riduce significativamente la quantità che va ad incenerimento e, nei prossimi mesi sarà operativa una seconda linea che farà della piattaforma di  Tossilo un importante polo, di livello regionale,  della separazione e del recupero.
Questo è il modello produttivo che si intende  realizzare  per il futuro a Tossilo, sulle base di esperienze già avviate in altre regioni della penisola e in altri stati europei, anche con lo  scopo di mantenere ed incrementare la base occupativa, legata alla raccolta e separazione/smaltimento. Gli operai e i tecnici che oggi operano nella fase di incenerimento manterranno la loro occupazione in futuro nelle fasi di separazione e recupero.
I Comuni del territorio, sono impegnati ad incrementare i loro attuali risultati nella raccolta differenziata, ponendosi l’obiettivo di andare oltre il valore del 60%, già raggiunto da diversi Comuni del Marghine.
Noi collochiamo l’esistente impianto di incenerimento di Tossilo in questo preciso scenario regionale di organizzazione del sistema di smaltimento: nessuna disponibilità alla sua implementazione produttiva (quindi nessun aumento rispetto all'attuale bacino di conferimento, nessun aumento della capacità di trattamento dei rifiuti), nessuna disponibilità alla sua operatività nel medio e lungo periodo.
Questa è la posizione noi terremo sempre, senza però banalizzare il difficile argomento dei rifiuti, senza ricercare facili consensi sulle paure e preoccupazioni dei cittadini per la loro salute, senza strumentalizzazioni di piccolo cabotaggio, senza confondere il ruolo di chi ha il dovere di governare con equilibrio, lungimiranza e realismo con quello dei comitati tematici che hanno tutto il diritto di dibattere, proporre e promuovere le loro posizioni sull’argomento.
A noi spetta il compito di proporre ai nostri concittadini un quadro serio e credibile per lo smaltimento dei rifiuti che tutti noi produciamo, con realismo e  concretezza: dobbiamo programmare il futuro su questo tema sensibile, ma dobbiamo anche continuare a garantire ai cittadini, con sempre maggiore efficienza nel presente, lo smaltimento dei rifiuti che essi quotidianamente depositano davanti alle loro case, avendo negli occhi le drammatiche immagini di quei Comuni (Napoli per tutti) che nel tempo non hanno fatto scelte coraggiose e necessarie e che oggi pagano a caro prezzo la loro inerzia.
Gli aspetti sanitari sono per noi la prima preoccupazione: contrariamente al passato, è oggi in funzione un’avanzata centralina di misurazione di tutti i parametri chimico-fisici legati all’attività dell’impianto, appositamente installata dall’ARPAS, ed è stata attivata dalla ASL una verifica analitica sugli eventuali impatti dell’impianto sulla salute dei cittadini: su questi temi occorre essere sempre più avanzati, sia nel monitoraggio, che nella ricerca, ma occorre anche evitare gratuiti e ingiustificati allarmismi. Inoltre saranno attivate, entro tempi brevi, grazie alla disponibilità manifestata dall’ARPAS stessa, ulteriori centraline di monitoraggio  opportunamente dislocate nel territorio dei Comuni di Macomer, Borore e dei Comuni vicini.
Quanti anni sono necessari affinché il sistema regionale si doti di un nuovo impianto nel Nord-Sardegna, a cui presumibilmente conferirà i rifiuti anche il nostro territorio?
Se tale scelta venisse assunta tempestivamente (come noi proponiamo con forza) saranno necessari 10 anni perché la nuova situazione vada a regime: la nostra proposta di sempre è che l’attuale impianto di Tossilo continui a funzionare solo ed esclusivamente per questa fase transitoria, garantendo, comunque, un adeguato livello di sicurezza negli standard sanitari sulle emissioni e non incrementando la quantità dei rifiuti oggi trattati.
Questa posizione di fermezza e di responsabilità da parte nostra è però legata ad alcuni fattori irrinunciabili:
-       che questa fase veda l’impianto in efficienza funzionale ed ambientale: al contrario, oggi, l’impianto presenta uno stato di obsolescenza tecnica preoccupante e necessita di urgenti interventi di natura strutturale, senza i quali risulterà fra non molto inevitabile il fermo dell’impianto stesso.
-       la funzionalità transitoria dell’impianto di Tossilo non è un problema esclusivo del Consorzio e dei Comuni di Macomer e Borore, ma è una questione che riguarda l’intero Marghine e tutta la Sardegna, perciò la Regione Sardegna ha messo a disposizione 42,7 milioni di euro perché l’impianto possa essere reso operativo, in sicurezza in tempi molto brevi. Tale soluzione garantisce il totale finanziamento dell’impianto con fondi pubblici, escludendo, totalmente  soluzioni che vedano l’apporto di capitale privato, vista la prospettiva transitoria  cui è destinato lo stesso impianto.
-       è indispensabile stabilire il livello quantitativo e qualitativo delle opportune e necessarie  compensazioni per il Comune che ospita e si fa carico di gestire la fase transitoria, attraverso la realizzazione dell’impianto per il trattamento dei rifiuti.
-       sarà opportuno, inoltre, stabilire un’adeguata ed innovativa governance del sistema di gestione del ciclo integrato di trattamento dei rifiuti, da parte degli organi istituzioni dell’area interessata,  che si avvarranno del supporto tecnico-scientifico degli organi preposti, a partire da un più efficace accertamento e  diffusione dei dati che riguardano le varie fasi del processo. In questo processo dovranno essere maggiormente coinvolti i cittadini, anche attraverso l’apporto di eventuali comitati e/o associazioni appositamente costituiti.
-       occorre, infine,  sviluppare le migliori tecnologie innovative e di garanzia sanitaria, con riferimento alla soluzione tecnologica da adottare, avendo però ben chiaro che la ristrutturazione dell’impianto è un’esigenza dell’oggi e perciò oggi e non domani occorre decidere e, comunque “fare in fretta.






Il Presidente Scanu precisa che il documento anzidetto sarà sottoposto a votazione.

con votazione unanime, espressa per alzata di mano;

delibera

di approvare, nell’allegato elaborato, il documento relativo all’intervento di ristrutturazione dell’impianto di termodistruzione dei rifiuti, situato a Macomer.

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