Franco Scanu |
Presidente dell'Unione dei Comuni del Marghine |
ALLEGATO ALLA DELIBERA
DELL’ASSEMBLEA DEL 19.01.2012
Una
regola di buon senso e di fondamentale valore ambientale e produttivo è
rappresentata dal principio:
“i rifiuti si smaltiscono dove vengono prodotti”.
“i rifiuti si smaltiscono dove vengono prodotti”.
Poiché
non è pensabile che ogni Comune abbia un proprio impianto di smaltimento ed è
necessario garantire minime economie di scala (che hanno diretto impatto con i
costi a carico dei cittadini), ciò sta a significare che gli impianti di
smaltimento devono essere realizzati in siti baricentrici, rispetto ai
territori di produzione, dove minima risulta la movimentazione dei mezzi per
raccogliere e trasportare i rifiuti stessi agli impianti di separazione e
smaltimento e massima è la responsabilizzazione dei cittadini rispetto
all’esigenza di smaltire di meno e, quindi, di produrre minori quantità di
rifiuti.
In Sardegna
risultano sufficienti due impianti di smaltimento: il primo, con riferimento
all’area metropolitana di Cagliari e alla Sardegna centro-meridionale
(l’impianto esistente del CASIC), il secondo, da realizzare nel corridoio
territoriale Sassari-Olbia ed avente a riferimento la Sardegna
centro-settentrionale. Sono del tutto sbagliate soluzioni diverse e
visibilmente irragionevoli: non è, quindi, accettabile la soluzione Ottana
proposta qualche anno fa dalla Giunta Soru, né qualunque altra soluzione
similare posta nel centro Sardegna.
Il
Piano regionale dovrà, inoltre, definire la rete degli impianti di separazione
e valorizzazione dei rifiuti nella fase post-raccolta, incentivando anche
finanziariamente questa attività industriale, capace di produrre impresa,
reddito ed occupazione e, contestualmente, di promuovere sempre più le buone
pratiche di separazione e recupero dei rifiuti urbani.
Il
Consorzio Industriale di Tossilo ha già fatto questa scelta da tempo: come
tutti sanno è in piena attività una linea meccanico-manuale di separazione dei
rifiuti che riduce significativamente la quantità che va ad incenerimento e, nei prossimi mesi sarà operativa una
seconda linea che farà della piattaforma di
Tossilo un importante polo, di livello regionale, della separazione e del recupero.
Questo è il
modello produttivo che si intende
realizzare per il futuro a
Tossilo, sulle base di esperienze già avviate in altre regioni della penisola e
in altri stati europei, anche con lo
scopo di mantenere ed incrementare la base occupativa, legata alla
raccolta e separazione/smaltimento. Gli operai e i tecnici che
oggi operano nella fase di incenerimento manterranno la loro occupazione in
futuro nelle fasi di separazione e recupero.
I
Comuni del territorio, sono impegnati ad incrementare i loro attuali risultati
nella raccolta differenziata, ponendosi l’obiettivo di andare oltre il valore del
60%, già raggiunto da diversi Comuni del Marghine.
Noi
collochiamo l’esistente impianto di incenerimento di Tossilo in questo preciso
scenario regionale di organizzazione del sistema di smaltimento: nessuna disponibilità alla sua
implementazione produttiva (quindi nessun aumento rispetto all'attuale bacino
di conferimento, nessun aumento della capacità di trattamento dei rifiuti),
nessuna disponibilità alla sua operatività nel medio e lungo periodo.
Questa
è la posizione noi terremo sempre, senza però banalizzare il difficile
argomento dei rifiuti, senza ricercare facili consensi sulle paure e
preoccupazioni dei cittadini per la loro salute, senza strumentalizzazioni di
piccolo cabotaggio, senza confondere il ruolo di chi ha il dovere di governare
con equilibrio, lungimiranza e realismo con quello dei comitati tematici che
hanno tutto il diritto di dibattere, proporre e promuovere le loro posizioni
sull’argomento.
A
noi spetta il compito di proporre ai nostri concittadini un quadro serio e
credibile per lo smaltimento dei rifiuti che tutti noi produciamo, con realismo
e concretezza: dobbiamo programmare il
futuro su questo tema sensibile, ma dobbiamo anche continuare a garantire ai
cittadini, con sempre maggiore efficienza nel presente, lo smaltimento dei
rifiuti che essi quotidianamente depositano davanti alle loro case, avendo
negli occhi le drammatiche immagini di quei Comuni (Napoli per tutti) che nel
tempo non hanno fatto scelte coraggiose e necessarie e che oggi pagano a caro
prezzo la loro inerzia.
Gli aspetti
sanitari sono per noi la prima preoccupazione: contrariamente al passato, è
oggi in funzione un’avanzata centralina di misurazione di tutti i parametri
chimico-fisici legati all’attività dell’impianto, appositamente installata
dall’ARPAS, ed è stata attivata dalla ASL una verifica analitica sugli
eventuali impatti dell’impianto sulla salute dei cittadini: su questi temi
occorre essere sempre più avanzati, sia nel monitoraggio, che nella ricerca, ma
occorre anche evitare gratuiti e ingiustificati allarmismi. Inoltre saranno
attivate, entro tempi brevi, grazie alla disponibilità manifestata dall’ARPAS
stessa, ulteriori centraline di monitoraggio
opportunamente dislocate nel territorio dei Comuni di Macomer, Borore e
dei Comuni vicini.
Quanti
anni sono necessari affinché il sistema regionale si doti di un nuovo impianto
nel Nord-Sardegna, a cui presumibilmente conferirà i rifiuti anche il nostro
territorio?
Se
tale scelta venisse assunta tempestivamente (come noi proponiamo con forza)
saranno necessari 10 anni perché la nuova situazione vada a regime: la nostra proposta di sempre è che
l’attuale impianto di Tossilo continui a funzionare solo ed esclusivamente per
questa fase transitoria, garantendo, comunque, un adeguato livello di sicurezza
negli standard sanitari sulle emissioni e non incrementando la quantità dei
rifiuti oggi trattati.
Questa
posizione di fermezza e di responsabilità da parte nostra è però legata ad
alcuni fattori irrinunciabili:
-
che
questa fase veda l’impianto in efficienza funzionale ed ambientale: al
contrario, oggi, l’impianto presenta uno stato di obsolescenza tecnica
preoccupante e necessita di urgenti interventi di natura strutturale, senza i
quali risulterà fra non molto inevitabile il fermo dell’impianto stesso.
-
la
funzionalità transitoria dell’impianto di Tossilo non è un problema esclusivo
del Consorzio e dei Comuni di Macomer e Borore, ma è una questione che riguarda
l’intero Marghine e tutta la
Sardegna , perciò la Regione Sardegna
ha messo a disposizione 42,7 milioni di euro perché l’impianto possa essere
reso operativo, in sicurezza in tempi molto brevi. Tale soluzione garantisce il
totale finanziamento dell’impianto con fondi pubblici, escludendo,
totalmente soluzioni che vedano
l’apporto di capitale privato, vista la prospettiva transitoria cui è destinato lo stesso impianto.
-
è
indispensabile stabilire il livello quantitativo e qualitativo delle opportune
e necessarie compensazioni per il Comune
che ospita e si fa carico di gestire la fase transitoria, attraverso la
realizzazione dell’impianto per il trattamento dei rifiuti.
-
sarà
opportuno, inoltre, stabilire un’adeguata ed innovativa governance del sistema di gestione del ciclo integrato di
trattamento dei rifiuti, da parte
degli organi istituzioni dell’area interessata,
che si avvarranno del supporto tecnico-scientifico degli organi
preposti, a partire da un più efficace accertamento e diffusione dei dati che riguardano le varie
fasi del processo. In questo processo dovranno essere maggiormente coinvolti i
cittadini, anche attraverso l’apporto di eventuali comitati e/o associazioni
appositamente costituiti.
-
occorre,
infine, sviluppare le migliori
tecnologie innovative e di garanzia sanitaria, con riferimento alla soluzione
tecnologica da adottare, avendo però ben chiaro che la ristrutturazione dell’impianto è un’esigenza dell’oggi e perciò
oggi e non domani occorre decidere e, comunque “fare in fretta”.
Il Presidente Scanu precisa che il documento
anzidetto sarà sottoposto a votazione.
con votazione unanime, espressa per alzata di mano;
delibera
di
approvare, nell’allegato elaborato, il documento relativo all’intervento di
ristrutturazione dell’impianto di termodistruzione dei rifiuti, situato a
Macomer.
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