Operazione verità dopo
le polemiche degli ultimi mesi su questa fonte energetica
per la produzione di energia pulita, ma anche perché si tratta di un settore fondamentale per combattere la crisi economica. - spiega il presidente Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente.
“Sul Parco eolico di “Putzu Oes” in territorio di Borore/Macomer http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/
L'associazione di LEGAMBIENTE di Macomer non è d'accordo, come mai?
Operazione verità dopo
le polemiche degli ultimi mesi su questa fonte energetica
L'eolico è un settore strategico
per il futuro dell'Italia. Occupa 25 mila persone e fornisce elettricità per 4
milioni di famiglie. Il "buon vento" rappresenta
una componente fondamentale di una nuova economia che può essere ben integrata
nel paesaggio e contribuire a risollevare dalla crisi il nostro Paese. Per
questo l'eolico va difeso, con grande energia, dai fenomeni corruttivi e da
qualsiasi tentativo d'infiltrazione d'interessi illeciti o, peggio ancora,
della criminalità organizzata. Così Legambiente
ha voluto affrontare, per fare chiarezza, il tema dell'eolico e le polemiche
che negli ultimi mesi hanno spesso accostato questa fonte energetica a
inchieste della magistratura e a fenomeni illeciti.
Quello dell'eolico in Italia è
un settore sano, composto, nella stragrande maggioranza, di imprese serie e di
progetti che hanno trovato il consenso del territorio. I circa 5.200 MW
installati sono distribuiti in 297 comuni, cioè in una porzione di territorio
molto limitata (pari il 3% dei comuni italiani). Eppure, nei confronti
dell'eolico l'attenzione mediatica è fortissima, ben maggiore di quella che, ad
esempio, esiste nei confronti di fenomeni ben più devastanti come quello delle
cave che vede ben 18 mila siti, tra attivi e abbandonati, in Italia, con una
situazione particolarmente devastante nel Mezzogiorno dove l'attività
estrattiva è spesso nelle mani delle mafie, dove non esistono piani e spesso
nemmeno leggi, e per cui al territorio non viene versato neanche un centesimo.
O la cementificazione del territorio, e in particolare quella abusiva, con
oltre 450mila abitazioni illegali costruite negli ultimi 15 anni. Eppure è
giusto e necessario avere una grande attenzione nei confronti dell'eolico, rispetto
al paesaggio, al rischio di infiltrazione da parte della criminalità in questo
settore, proprio per il grande valore che può avere questa fonte nel disegnare
un futuro più pulito e moderno.
Legambiente ha censito quindi 7 inchieste rilevanti,
condotte dal 2006 a oggi, che riguardano l'eolico. Indagini che hanno
conosciuto un'accelerazione a partire dal 2009 e che riguardano in particolare
cinque regioni: Sardegna, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. Eppure,
nonostante la presenza invasiva in queste regioni delle organizzazioni mafiose
e gli ovvi interessi di chi cerca ogni occasione per ottenere illegalmente
facili profitti, l'eolico è di gran lunga il settore economico meno
condizionato da fenomeni criminali e d'illegalità.. Basta confrontare questi numeri
con quelli del traffico illecito di rifiuti oppure con quelli del ciclo
illegale del cemento. Nel periodo gennaio 2006 - luglio 2010 infatti, sono
state compiute in Italia 111 operazioni contro i trafficanti di rifiuti con 609
arresti e 360 aziende coinvolte. Vale la pena sottolineare, peraltro, che delle
indagini in corso sull'eolico soltanto una si è già conclusa con una sentenza
di condanna primo grado (l'operazione Eolo), mentre diverse non sono ancora
arrivate alla fase del rinvio a giudizio.
Nello specifico, è utile
sottolineare che grazie all'attività degli investigatori oggi non c'è pressoché
traccia di energia eolica "illegale" che viaggi nella rete elettrica (i
provvedimenti cautelari scaturiti dalle inchieste sono quasi sempre stati emessi
durante le fasi di progettazione e autorizzazione, bloccando gli impianti
ancora sulla carta, prima che si realizzassero le opere e che i parchi
cominciassero a produrre energia).
Inoltre, non è possibile
beneficiare di fondi europei o pubblici per la realizzazione degli impianti. Da
tempo in Italia gli incentivi vengono concessi solo per l'energia elettrica
effettivamente prodotta. Se le pale sono installate in aree dove non c'è vento
rimangono ferme. E poiché gli impianti eolici si possono realizzare solo
laddove il vento soffia davvero, il futuro di questa fonte energetica sta nel
concorrere insieme alle altre rinnovabili in un processo di riconversione
energetica e non di rappresentare l'alternativa, da sola, al petrolio. Insomma,
i numeri sembrano smentire le accuse circolate in questi mesi riguardo alla
permeabilità di questo settore rispetto alla criminalità.
"Rappresentare
l'eolico come un'attività in mano alla mafia sostenendo che gli impianti
beneficino di incentivi anche se sono fermi o dire che migliaia di impianti
devastanti per il paesaggio producano solo pochissima energia significa dire il
falso - ha
dichiarato il presidente
di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Il vero problema è la mafia e i
fenomeni di corruzione e non l'eolico, che anzi è vittima, come tante altre
attività imprenditoriali, del controllo del territorio da parte della
criminalità organizzata. Certo non si devono nascondere errori e sottacere
speculazioni da parte di alcuni imprenditori, e anzi va ribadito che l'assenza
di regole ha portato a realizzare in alcune parti del Paese impianti mal
progettati e poco integrati".
Solo poche settimane fa sono
state infatti approvate le regole nazionali che hanno definito le procedure per
l'approvazione dei progetti. In questi anni, in assenza delle Linee Guida
(peraltro previste da un Decreto Legislativo del 2003, il 387) ogni territorio
si è gestito diversamente e, proprio in quelle regioni dove è più forte il
controllo della criminalità, per l'eolico, come purtroppo per tutte le attività
imprenditoriali, si sono evidenziate aree problematiche nella individuazione
dei terreni su cui realizzare i parchi eolici, nei rapporti con la pubblica
amministrazione per gli aspetti autorizzativi.
Questi dunque i fatti, la
realtà che riguarda l'eolico. Eppure, sembra quasi che oggi in Italia
l'installazione di torri eoliche sia in cima alle attività criminali condotte a
danno dell'ambiente. E se questa distorsione si deve, in parte, ad un
meccanismo di comunicazione per cui l'energia pulita fa notizia solo se c'è
dietro un affare sporco, è necessario però evitare strumentalizzazioni che
possano mettere sotto accusa, in maniera del tutto immotivata, una fonte di
energia che già rappresenta (e che ancora meglio potrà farlo in futuro) una
delle risposte più efficaci per rendere moderno e pulito il nostro sistema
energetico, nonché per rispettare gli obiettivi fissati dall'Unione europea
nella lotta ai cambiamenti climatici.
"Una corretta
valutazione dei fenomeni d'illegalità non deve, comunque, indurre ad abbassare
la guardia. Anzi, al contrario - ha
proseguito Cogliati Dezza -. Se, come ci auguriamo, l'energia
eolica conoscerà in Italia un ulteriore sviluppo, potranno aumentare anche i
rischi d'infiltrazione mafiosa o di altri interessi illeciti, a cominciare dai
fenomeni corruttivi già emersi per la scelta delle localizzazioni. Deve essere
rafforzato, quindi, il sistema delle regole e dei controlli, insieme
all'attività di prevenzione e repressione da parte delle forze dell'ordine e
della magistratura".
Nel settore dell'eolico esiste
infatti una figura particolare, che assomiglia molto a quella del broker nel
settore dei rifiuti: lo sviluppatore, cioè quel soggetto che, spesso senza
alcuna competenza specifica ma grazie alla conoscenza del territorio, "cura" i rapporti con gli enti locali,
propone progetti (pur non avendo le risorse necessarie), definisce accordi con
le amministrazioni e, solo alla fine, cede l'affare alle imprese vere e proprie
contando proprio sulle proprie relazioni privilegiate. Nulla di illecito, sia
chiaro, ma in territori dove la presenza della criminalità organizzata è forte,
e all'interno di un quadro normativo incerto, il confine tra legalità e
illegalità diventa assai labile.
Per questo guardiamo al
Protocollo di legalità tra Confindustria e Ministero dell'Interno, sottoscritto
anche da Anev, l'Associazione nazionale dei produttori di energia eolica, come
ad un modo di far nascere un'alleanza del buon vento, che faccia della
trasparenza amministrativa, dell'attenzione alla tutela paesaggistica e
ambientale, del rigore nella denuncia di qualsiasi tentativo d'infiltrazione o
di condizionamento mafioso e criminale in genere, la sua ragion d'essere.
"Isolare ed
espellere gli interessi criminali dal mercato dell'energia eolica - ha concluso Cogliati Dezza - deve rappresentare un obiettivo
prioritario per chi ha davvero a cuore il futuro di questa fonte rinnovabile e
pulita. Trasparenza amministrativa, attenzione alla tutela paesaggistica e
ambientale, rigore nella denuncia di qualsiasi tentativo d'infiltrazione o di
condizionamento mafioso e criminale, sono principi fondamentali per difendere
una delle migliori fonti rinnovabili che esistono, in Italia e nel mondo. Il
futuro ha bisogno dell'energia eolica. Dobbiamo impedire che venga inquinata
dai ladri di vento".
1 commento:
Legambiente Nazionale si schiera a favore degli impianti eolici
Il presidente Cogliati: «Il paesaggio non è sacro e intoccabile. Molte zone migliorano con le pale»
Legambiente prende posizione a favore degli impianti eolici (e fotovoltaici) contro chi ritiene che
invece deturpino il paesaggio italiano. «Il paesaggio non è un oggetto sacro e intoccabile, ma è il
frutto della storia da sempre. Le pale eoliche sono un valore estetico aggiunto», ha detto il
presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati, a margine di un convegno su efficienza
energetiche e bioedilizia.
TRE PUNTI - «Penso che in molti paesaggi dell'Appennino le pale eoliche sono un elemento di miglioramento e un valore estetico aggiunto», ha proseguito Cogliati. «Quello che non va dimenticato è che oggi l'energia rinnovabile sta rispondendo a tre grandi funzioni: la prima è che è l'unico settore che non è entrato in crisi occupazionale. E nessuno, men che meno al Sud, credo possa permettersi di sottostimare questo aspetto, Il secondo», ha aggiunto il leader di Legambiente, «è che tutto il mondo sviluppato e quello in via di sviluppo (India, Cina e Brasile) sta puntando come elemento di competizione internazionale sul liberarsi dalle energie di fonte fossile e sviluppare le rinnovabili. Terza questione: è evidente che un progetto fatto male produce danni, però rispetto ai 6 mila megawatt di eolico che abbiamo in Italia e ai 1.500 abbondanti di fotovoltaico, i progetti sbagliati sono davvero pochini».
POLEMICHE - Infine Cogliati polemizza contro l'equazione eolico=mafia. «È demenziale utilizzare le infiltrazioni mafiose all'interno del comparto delle energie rinnovabili come dimostrazione di un paradigma geometrico della possibilità di criminalizzare questo settore.
vigneti o colture. «Quello delle energie rinnovabili è un tema che interessa sempre più da vicino i territori rurali», spiega il presidente delle Città del vino, Giampaolo Pioli. «Siamo favorevoli al diffondersi delle energie alternative, ma è necessario che gli strumenti urbanistici dei Comuni si facciano carico di scegliere le porzioni di territorio aperto meno produttive e svantaggiate, le aree industriali o di cava dismesse». (fonte: Ansa)
Come al solito Legambiente di Macomer è sempre contraria a tutto.
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