martedì 10 aprile 2012

Ai mullah del pensiero autonomista.!!!


Il risveglio amaro dei nostri accusatori. Brilla nel cielo la forza del nuovo indipendentismo

11 APRILE 2012 Dal sito " sardegna e libertà"
scaccoEbbene, abbiamo passato un mese a sentire i neo-marxisti convinti, i salottieri rosa (quelli per i quali l’essere di sinistra consiste nell’essere snob)
, i togliattiani (quelli che ragionano prima del potere e poi del resto e se il potere non è il loro censurano tutto, per paura di perdere posizioni) e anche i pappagalli (quelli, anche deputati e senatori, che prima di parlare e pensare devono leggere Repubblica), un mese, dicevo, passato a sentire questa curva nord del peggiore pensiero conservatore italiano darci dei ‘pataccari’ in quanto autori della ‘patacca’ dell’ordine del giorno sull’infedeltà istituzionale dell’Italia. Abbiamo taciuto, tutti noi, perché siamo convinti che anche questa reazione scomposta nasca più dalla stizza di taluni per non riuscire a dominare un nuovo perimetro culturale che non parte dai facili e smentiti sociologismi di Marx e dei suoi accoliti, né deriva direttamente dalla riflessione sulla storia di Gramsci (lezione peraltro non seguita da molti), né da quel mostro ideologico forgiato da Antonio Pigliaru e Michelangelo Pira nel dopoguerra e inoculato nella sinistra Dc da Brigaglia attraverso Pietro Soddu, che trasformò l’arcaismo e l’arretratezza sarda in ‘resistenza’ da una parte e in ‘ragione della rivendicazione a oltranza’ dall’altra (il ruolo di Pigliaru fu moltopiù  sofisticato, non è qui il caso di approfondirlo). Io non ho il tempo di concludere un lavoro iniziato tempo fa a partire da una conversazione semipubblica, nel quale sostenevo che con lo scrittore Sergio Atzeni iniziò, negli anni Ottanta, una revisione di questo percorso rimasta tragicamente incompiuta; una revisione fondata su un sentimento nazionale sardo pacifico, dialettico ma non violento, antropologicamente cristiano, ostile all’idea - tipicamente marxista ma molto cara anche a Gobetti -  che lo sviluppo nasca dalla competizione (quella che un tempo era chiamata lotta di classe), convinta dell’idea che lo sviluppo - dal Neolitico - nasca invecce dalla cooperazione, convinta dell’opzione europeista della Sardegna (contro qualsiasi velleità istituzionale afro-mediterranea), fortemente esigente verso i sardi di uno sforzo di responsabilità e cultura, consapevole della diversità di interessi con l’Italia, componibili solo in un negoziato che oggi la struttura dello stato impedisce. Ho sviluppato politicamente questa impostazione e, tra le altre cose (tra le quali metto la sconfitta rispetto al profilo culturale di Progetto Sardegna, che io immaginavo più ‘popolare’ e più ’solidale’ e invece, scappando di mano a Soru, divenne tecnocratica, darwinista e elitaria)  si è arrivati al celebre ordine del giorno del Consiglio regionale che mette sotto la lente di ingrandimento la politica e la struttura dello Stato italiano. Dopo tutta la ginnastica ideologica per censurare quell’Ordine del giorno (nella quale ginnastica, il refrain più importante era il dogma secondo il quale, giacché il Psd’az governa con il Pdl non può dire cose sensate; per la proprietà transitiva, Bersani che governa e decide con Alfano non può dire cose sensate), ecco giungere due notizie: lo Stato non paga le elezioni amministrative sarde; lo Stato non mette in discussione la Tirrenia, nonostante Bruxelles, lo Stato si schiera con Onorato (rimasto nella Cin senza Aponte e Grimaldi). Eccolo qui lo Stato italiano, col suo consueto volto da ‘prendere o lasciare’, rispetto al quale l’impostazione rivendicazionista tradizionale, che frantuma la questione sarda (che è una questione politica fondata sulla diversità di interessi con l’Italia) in tante vertenze e vertenzine è oggettivamente debole, subordinata e inconcludente, questo Stato irride la forza istituzionale della Sardegna perché sa che è una forza da lui delegata, e quindi è revocabile. da quale perimetro ripartire se non da quello che afferma, e lo afferma istituzionalmente, che la sovranità della Sardegna non è delegata ma originaria e quindi lo Stato deve sedersi non per concedere ma per pattuire? Esattamente come teorizza il pensiero indipendetista che tanto sta sul naso ai mullah del pensiero autonomista.

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