Referendum anticasta, arriva
il primo successo
Superato il quorum, validi tutti i dieci quesiti.
Superato il quorum, validi tutti i dieci quesiti.
La prima sfida degli anticasta in Sardegna
è stata vinta: è valido il referendum per azzerare sprechi e privilegi
promosso
da un movimento trasversale guidato dal partito dei Riformatori, sostenuto da
120 sindaci dell'Isola e cavalcato dal governatore Ugo Cappellacci. Il quorum,
in bilico sino all'ultimo, è stato centrato e superato: alle 22, chiusura dei
seggi, ha infatti votato il 35,5% degli aventi diritto, due punti in più della
soglia del 33,3% fissata per la validità della consultazione.
Tutti e dieci i
referendum sono validi: quando manca solo il 5% delle sezioni, con i dati sui
votanti per i singoli quesiti, il quorum risulta abbondantemente superato. Si è
infatti oltre il 35%, due punti in più della soglia richiesta per la validità.
Nei quattro referendum
abrogativi sulle nuove Province sarde, i Sì superano il 97%, mentre in quello
consultivo sull'abolizione delle quattro Province storiche i Sì si fermano al
68,57%, i No al 31,42%.
Il quesito sulla
riscrittura dello Statuto sardo da parte di un'Assemblea Costituente conferma
la vittoria netta dei Sì con il 93,99%. Al 96,76% i favorevoli all'elezione
diretta del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, scelto attraverso
elezioni primarie e il 97,22% quelli favorevoli all'abrogazione della legge che
norma l'ammontare degli emolumenti dei consiglieri regionali.
Oltre il 97% anche i Sì
all'abolizione dei consigli di amministrazione di tutti gli Enti strumentali e
Agenzie della Regione, mentre sale al 98,33% la percentuale di favorevoli alla
riduzione a 50 del numero dei componenti del Consiglio regionale.
UN SUCCESSO - Era
successo solo una volta negli ultimi anni, quando i sardi furono chiamati ad
esprimersi sul nucleare: allora, nel maggio 2011, l'affluenza sfiorò il 60%, ma
il voto si svolse in due giornate. Per questi dieci referendum, invece, seggi
aperti solo la domenica: dalle 7 è iniziato lo spoglio. Si conoscerà anche il
quorum per ogni singolo quesito, quando ciascuna sezione elettorale invierà
alla presidenza della Regione la comunicazione finale sui votanti per ogni
referendum.
Il dato sull'affluenza è
comunque significativo per capire l'orientamento degli elettori. La campagna
referendaria, infatti, si è giocata tutta a favore del sì: chi ha deciso di
recarsi ai seggi difficilmente lo ho fatto per esprimere un no. Se i promotori
già esultano per la vittoria sull'astensionismo, a spoglio concluso, potranno
quasi certamente brindare anche per la schiacciante affermazione dei sì.
Dieci i quesiti
proposti, i più attesi quelli per l'abrogazione delle quattro Province di
recente istituzione (2001), Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Olbia Tempio e
Ogliastra, e per tagliare le indennità dei consiglieri regionali. Gli altri
cinque sono invece consultivi: si sondano gli elettori per abolire le altre
quattro Province storiche (Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano), portare da 80
a 50 il numero dei componenti del Parlamento sardo, cancellare i consigli di
amministrazione degli enti regionali, istituire un'Assemblea costituente per la
riscrittura dello Statuto autonomistico, eleggere direttamente il presidente
della Regione attraverso le primarie. Nello slogan dei promotori, la chiave di
una svolta auspicata: "Dieci referendum per cambiare la Sardegna".
Eppure ci sono volute
tre pronunce di Tribunali (dal Tar alla magistratura civile) per vanificare lo
sbarramento di fuoco scatenato dall'Unione delle Province sarde (Ups), che di
cambiamento non ne vuole proprio sentir parlare. O meglio, di un cambiamento
fatto con l'accetta attraverso un voto popolare. "Le riforme non si fanno
con l'abrogazione delle leggi", aveva chiarito il presidente dell'Ups
Roberto Deriu. Chi invece ha cavalcato con convinzione i referendum è stato il
governatore Ugo Cappellacci: appelli, spot in tv, comunicati giornalieri per
dire ai sardi di andare a votare, avendo già espresso in precedenza che per lui
le quattro nuove Province dovrebbero andare in soffitta senza alcun rimpianto.
Un successo degli
anticasta avrà un peso anche sul futuro del presidente della Regione. Che a
caldo commenta il superamento del quorum parlando di "una giornata di
grande partecipazione popolare che rappresenta una vittoria per la Sardegna e
per tutti i sardi. I cittadini si riappropriano degli spazi della politica -
aggiunge il governatore - e danno essi stessi impulso a una stagione di
cambiamento non più rinviabile, che deve coinvolgere tutta la politica e
l'intera società sarda. Al di là delle appartenenze di ciascuno, bisogna
cogliere questo messaggio chiaro e la volontà espressa di una Sardegna che
intende decidere con scelte autonome e di rottura con il passato".
"Un grande risultato - esulta così il leader dei Riformatori Michele Cossa
- Adesso la politica deve dare le risposte che i sardi si attendono: anzitutto
una politica più morigerata nei costumi e nei costi e attenta agi interessi dei
propri amministrati".
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