giovedì 28 giugno 2012

“Rifiuti Zero” ??? Ma quando mai.....


Notizie reali e non ipocrisia ideologica dei “Rifiuti Zero”

Tratto da un articolo del " Sole 24 ore "


Differenziata distante dalla media Ue. E discariche in esaurimento. Un mix esplosivo che fa  tremare i polsi agli amministratori locali, soprattutto del centro-sud, spesso costretti ad  ampliare vecchi siti o a cercarne nuovi, che nessuno vuole vicino casa.
Non c'è solo il recente  caso romano del sito di Corcolle, bocciato peraltro dallo stesso governo. Nel 2011, il database  del Nimby Forum, che censisce le opere pubbliche contestate, individuava 23 progetti di  discariche in Italia (tra ampliamenti, riapertura di  vecchi siti e nuove aree) che hanno generato  l'opposizione delle comunità locali.  A oggi, le situazioni più intricate sono in Campania, a  Peccioli (in provincia di Pisa) e a Malagrotta (a Roma,  si veda pezzo a destra). «In Campania non siamo  nella fase acuta dell'emergenza, ma neanche  possiamo dire che ne siamo totalmente fuori», dice  Michele Buonomo, presidente Legambiente  Campania. Con la chiusura delle discariche di  Chiaiano e Terzigno (la prima sotto indagine della  magistratura, la seconda per raggiunti limiti), ora parte  dei rifiuti di Napoli è spedita in altre regioni (soprattutto  Puglia e Toscana) e in Olanda (dove è previsto l'invio  di 250 mila tonnellate in due anni). Per questo urge trovare una nuova discarica. Ma quando è cominciata a circolare l'opzione di Castagnaro, tra  Pozzuoli e Quarto, subito sono scoppiate le proteste. Diversa la situazione a Peccioli. La  società che la gestisce, la Belvedere, ha ottenuto l'ok dalla Provincia per un ampliamento di  4,5 milioni di metri cubi, che vanno ad aggiungersi al milione dell'attuale gestione, il che vuol  dire la capacità di ospitare altri 6-7 milioni di tonnellate di rifiuti.   In Italia la discarica continua a essere uno degli  strumenti più utilizzati per la gestione dei  rifiuti, spesso per via dei più bassi costi di smaltimento. Malgrado le direttive Ue vadano in  direzione opposta. E ne prevedano un uso residuale. Dopo tutta una serie di azioni preventive,  basate sulla riduzione e sul recupero a valle della raccolta differenziata. Secondo gli ultimi dati  Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che saranno presentati  questa settimana, nel 2010 sono finiti in discarica 15 milioni di rifiuti urbani. Una quantità  enorme (sia pure in calo del 3,4% rispetto al 2009) che rappresenta il 46% del totale dei rifiuti  prodotti (contro il 38% della media Ue - dati Eurostat). Con una concentrazione maggiore al  Sud (6,8 milioni di tonnellate, pari al 45,5%) e una più ridotta al Centro (4,5 milioni, il 30%) e al  Nord (3,7 milioni, pari al 24,5%). A livello regionale la Lombardia registra uno degli impatti  minori sul territorio, con 381mila tonnellate di rifiuti smaltiti in discarica. I volumi maggiori si  registrano invece nel Lazio (2,5 milioni di tonnellate in discarica nel 2010) e in Sicilia (2,4  milioni di tonnellate). Anche se va precisato che una parte dei rifiuti (quella trattata negli  impianti di selezione e biostabilizzazione) può varcare i confini regionali ed essere smaltita in  una regione diversa da quella di origine.  Esiste poi un serio problema di mancato adeguamento alla direttiva Ue (la 199/31/CE, la  cosiddetta direttiva discariche), finalizzata a minimizzare gli impatti nocivi su salute e  ambiente. Secondo l'Ispra solo un terzo dei rifiuti smaltiti in discarica in Italia viene trattato preventivamente. Eppure il pretrattamento è fondamentale per evitare rischi di inquinamento  del suolo e delle acque. Non a caso la commissione  Ue nel giugno 2011 ha inviato alle  autorità italiane una lettera per il mancato trattamento dei rifiuti nella megadiscarica di  Malagrotta (dove nel 2011 sono state stoccate senza pretrattamento 966mila tonnellate di  rifiuti romani). Alla quale ha fatto seguito quattro giorni fa un secondo avvertimento formale a  «conformarsi entro due mesi» alle norme Ue. Altrimenti scatterà il deferimento alla Corte di  Giustizia europea. Sullo sfondo il rischio di multe salate. Non solo. Il mancato adeguamento  alle direttive Ue ha provocato lo scorso febbraio l'apertura di una procedura di infrazione nei  confronti dell'Italia per altre 102 discariche sparse sul territorio.  Siti sprovvisti a vario titolo del piano di riassetto previsto dalla direttiva discariche della Ue, che  impone misure stringenti in materia di impermeabilizzazione, barriera geologica, trattamento  del percolato e gestione del biogas. La replica del Governo, datata 11 marzo, è oggetto di  valutazione da parte del commissario all'ambiente Janez Potocniz.   Va registrato ad ogni modo che nel 2010 (dati Ispra) in Italia erano attive 211 discariche per  rifiuti urbani, 18 in meno del 2009. Dall'entrata in vigore del decreto legislativo 36/2003, che ha  recepito (in ritardo) i requisiti Ue, hanno chiuso i battenti 263 discariche, l'82% al Sud.
Il Sole 24 ore     Giugno 2012 

Nessun commento: