domenica 10 giugno 2012

La solita eco-bufala


L’acqua scarseggia? No: è la solita eco-bufala


L'acqua non è ORO BLU ma solo ACQUA!
Se, nei prossimi dieci o quindici anni, non verrà concertata nessuna azione volta a garantire la fornitura dell’acqua in un quadro mondiale efficace di regolamentazione politica, economica, giuridica e socioculturale, il suo dominio provocherà innumerevoli conflitti territoriali e condurrà a rovinose battaglie economiche, industriali e commerciali.

Lo afferma Riccardo Petrella, consigliere alla Commissione Europea, professore all’Università Cattolica di Lovanio E Presidente del Club di Lisbona, ed è ciò che già si sta verificando in diverse parti del mondo.
L’acqua è destinata a rivestire un’importanza sempre più rilevante nei rapporti tra gli Stati, con il rischio di dare origine a violenti conflitti. In alcune regioni del mondo, la scarsità di acqua potrebbe diventare quello che la crisi dei prezzi del petrolio è stata, negli anni settanta: una fonte importante di instabilità economica e politica.
L’acqua, dopo il global warming, il nucleare, gli ogm, la deforestazione, la desertificazione e altre consimili catastrofi o presunte tali, rischia di diventare il prossimo tormentone degli ambientalisti, sempre a caccia di sventure bibliche con le quali gonfiarci gli zebedei. Intanto, vediamo i numeri che ci vengono propinati e vediamo anche la maniera con cui ci vengono propinati.

Columbia River
Anche se la superficie terrestre è coperta per il 71% di acqua, questa è costituita per il 97,5% da acqua salata. L’acqua dolce è per il 68,9% contenuta in ghiacciai e nevi perenni, per il 29,9% nel sottosuolo e solo lo 0,3% è localizzata in fiumi e laghi, e quindi potenzialmente disponibile. Tale quantità corrisponde allo 0,008% dell’acqua totale del pianeta. Si tratta di un quantitativo irrisorio distribuito in modo ineguale sulla superficie terrestre. La maggior parte di essa, infatti, è concentrata in alcuni bacini in Siberia, nella regione dei grandi laghi in Nord America, nei laghi Tanganika, Vittoria e Malawi in Africa, mentre il 27% è costituita dai cinque più grandi sistemi fluviali: il Rio delle Amazzoni, il Gange con il Bramaputra, il Congo, lo Yangtze e l’Orinoco.

Domande:
  • a) se la superficie del pianeta è coperta per il 71% di acqua, come si fa ad affermare che l’acqua è un bene scarso? Da quando in qua non si può desalinizzare l’acqua di mare?
  • b) perché si afferma che la sola acqua “potenzialmente disponibile” è quello 0,3% localizzato sui fiumi e laghi? Da quando in qua non si sanno più scavare i pozzi?
Non sarà che interessa creare il dramma?, cioè arrivare a dire che l’acqua che serve all’umanità, quella che dà la vita agli esseri umani, quella da cui dipende il suo futuro, è solo un miserrimo 0,008% dell’acqua totale del pianeta? E non sarà che come al solito i guru del catastrofismo permanente pensano di trarre i loro profitti?
La tecnica è collaudata, funziona sempre, o quasi: Shakespeare era un dilettante, paragonato a questi signori. Consiste in un certo numero di fasi:
  1. Fase 1: parto da un dato che tutti più o meno conoscono: il 71% della superficie del pianeta è fatto di acqua. Acqua marina, si capisce. E’ una quantità enorme ( molte migliaia di miliardi di chilometri cubici). Non può stare nel mio ragionamento: se qualcuno la tira fuori, il ragionamento va a puttane (oops, neanche i ragionamenti possono più: a ramengo). Come posso fare? Semplice. Faccio finta che non serva a nulla, semplicemente non occupandomene più. Infatti, passo subito dopo a parlare di acqua dolce. A questo punto, l’acqua marina è sparita, mica la ritroverete nel resto del ragionamento. Sono un genio: da una frase all’altra ti elimino il 97,5% dell’acqua, da un ragionamento sull’acqua. Nel suo genere, è un modo di fare quasi geniale.

  2. Fase 2: Sono al dato successivo: in questo caso, come detto sopra, l’acqua dolce. Anche qui do dei dati giusti. Fra nevi perenni e sottosuolo totalizzo il 99,7 % dell’acqua dolce disponibile. Quindi sono a buon punto, mi è rimasto uno 0,3% dell’acqua potabile. Come faccio a eliminare il 99,7%? Come sopra, ma cambiando lievemente la tecnica: stavolta dichiaro “potenzialmente disponibile” solo il 0,3%.

  3. Fase 3: come faccio a rimpicciolire ancora questo 0,3? Lo paragono con il totale di ciò di cui parlo, l’acqua, cioè con la somma di acqua dolce e acqua marina. Et voilà: eccoci arrivati al terribilissimo 0,008%.
Infine, il tocco d’artista. Anche questo 0,008% deve esere problematico, sennò che razza di catastrofe ho fra le mani? Avendo raggiunto un sufficiente grado ti tensione drammatica, posso essere meno preciso: questo quantitativo “irrisorio” è distribuito “in modo ineguale”, ed infine includere un po’ di colore, citando Rio della Amazzoni, Yantze, la Siberia.
Non è finita qui. A questo punto ho solo preparato lo scenario: la tragedia incombe. Ci vogliono adesso i personaggi. I buoni, ed i cattivi.
Prima i cattivi, noblesse oblige. Chi sono? Beh: in primis i “privati” quei cattivoni che vogliono trarre profitto perfino dall’acqua. Di che acqua parliamo non lo specifichiamo. Acqua potabile per uso umano? Acque industriali? Acque per l’agricoltura? Acque Minerali? Ahò, non rompete: tutte nello stesso calderone. Parliamo di acque scarse, scarsissime, un problema che nel prossimo futuro farà scoppiare guerre planetarie. Infatti:
Non è giustificabile considerare l’acqua come una fonte di profitto. In quanto fonte di vita, l’acqua è un bene patrimoniale che appartiene agli abitanti del pianeta (così come agli organismi viventi).
La privatizzazione del petrolio è stata e resta un errore storico fondamentale, che non può essere ripetuto: bisogna impedire la petrolizzazione dell’acqua. La privatizzazione fa gonfiare i prezzi dell’acqua in maniera smisurata. Il capitale privato è consapevole del fatto che i servizi per l’acqua sono diventati un settore di attività molto redditizio. Così, le grandi multinazionali dell’acqua, (tra cui le francesi Suez-lyonnaise, Vivendi-Generale, Saur-Bouygues, o le più note Danone e Nestlé) spingono perché si sviluppi il mercato dell’acqua. Grazie alla loro potenza finanziaria, alla loro tecnologia e alle loro enormi competenze accumulate negli anni, esse sperano di assicurarsi il controllo di questi mercati. Qualche esempio. La Danone ha acquisito la gestione di tre sorgenti: una in Indonesia, una in Cina e l’altra negli Stati Uniti. La Nestlé ha iniziato a commercializzare in Pakistan la sua prima acqua “purificata”, acqua di rubinetto trattata con l’aggiunta di minerali.

Acqua per uso umano
A questo punto tutti si sono persi. Perché? Perché a questo punto siamo finiti a parlare esattamente di ciò che volevamo: infatti, stiamo parlando di Danone, Nestlè ecc. Sono entrati in scena i cattivi. Oddio, queste si occupano di acque minerali, e le acque minerali sono una piccola parte del consumo di acqua per uso umano, tra l’altro non indispensabile: basterebbe, per evitarlo, che l’acqua di rubinetto fosse buona. Ma anche su questo bisogna mettere una “zeppa” si dice a Roma, cioè introdurre comunque un dubbio. Anche tu Bruto?
Eh sì, anche qui vi ritrovate le multinazionali: in Pakistan hanno già cominciato a commercializzare acqua “purificata”, cioè acqua di rubinetto con l’aggiunta di minerali. L’acqua purificata è in vendita negli States da cent’anni (ve li ricordate quei boccioni giganteschi, da 17,9 lt per la precisione?). E non credo che in Pakistan usino, questi cattivoni, le acque di rubinetto: dovrebbero infatti ogni giorno cambiare il procedimento chimico di purificazione. Infatti, in Pakistan, chi c’è stato lo sa, l’acqua di rubinetto è una piacevole sorpresa quotidiana. Un giorno è rossa, l’altro bruna, l’altro decisamente e deliziosamente verde marcio.
Te capì?
Fermiamoci qui. Vogliamo parlare seriamente di questi problemi senza lanciare allarmi planetari? Allora, innanzitutto bisogna smetterla con l’ideologia e gli interessi politici. Poi bisogna introdurre nel discorso tutti gli argomenti.
Esempio: considerare l’acqua di mare inutilizzabile è ovviamente una sciocchezza. Può essere utilizzata per fini industriali. Lo è già, per esempio negli impianti industriali in riva al mare (centrali nucleari, raffinerie, ecc). Possono sostituire le acque di fiume, e queste ultime potrebbero andare a rafforzare l’uso di acqua in agricoltura o per uso umano. Potrebbero essere desalinizzate.
Le acque del sottosuolo non vanno ovviamente trascurate: peraltro, se utilizzate, aumenterebbero di colpo quello 0,3% ad un 30% circa del totale di acque dolci disponibili, risolvendo di fatto il problema. Come si possono utilizzare le acque marine e quelle del sottosuolo? Quali sono le tecnologie? Chi le possiede? Come si possono acquisire? Con quali i costi? Come farvi fronte? Come provvedere di acqua la parte povera del pianeta? E chi paga, se va – come andrebbe – aiutata anche in questo campo? Ecco: un discorso posto su queste basi sarebbe un discorso serio.
Invece, come al solito: nobili proclami, regole mondiali, capitalismo da combattere. Anche qui, non se ne può più. Acquisterò una carioletta portapalle di riserva.
nullius
Morale della favola: piantatela con la balla dell’oro blu! Avete rotto i maroni!

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