giovedì 10 gennaio 2013

Siamo obbligati a rivedere qualcosa ???


Bilancio dei primi 6 mesi: il sindaco Pizzarotti voleva cambiare il mondo. È stato cambiato
Nella peste i grillini a Parma
Inceneritore al via, imposte alle stelle e scandali


 di Giorgio Ponziano   Italia Oggi del 09 gennaio 2013




QUELLI DELLA POLITICA DEL NO E BASTA
I parmigiani si ritrovano, col nuovo anno, ad essere i più tartassati d'Italia per le tasse locali, ad avere in funzione a due passi dalla città l'inceneritore,
a rivivere le accuse di poca trasparenza (con relativa richiesta di dimissioni di un assessore) che portarono alla crisi della precedente giunta di centrodestra.
Un inizio 2013 in salita per il sindaco grillino che in pochi mesi, secondo un sondaggio, ha perso oltre il 7 % dell'indice di gradimento: che l'entusiasmo si stesse affievolendo lo si capì in settembre quando l'arrivo in pompa magna in piazza di Beppe Grillo raccolse pochi supporter rispetto alla folla pre-elettorale.
Federico Pizzarotti ha (quasi) abolito le auto blu e arriva in Comune in bicicletta: una sobrietà certamente da apprezzare. Ma nel suo carniere è, in sei mesi, l'unico risultato. Per raggiungere un altro obiettivo, avviare il risanamento economico del blasonato teatro Regio, che sta tanto a cuore ai cittadini verdiani, ha dovuto chiamare un capitano socialista di lungo corso come il 66enne Carlo Fontana, ex-parlamentare dell'Ulivo ed ex-sovrintendente del Comunale di Bologna e della Scala di Milano.
Dove stanno le novità della politica grillina? Certo, il bilancio preventivo 2013 del Comune è stato presentato, come si usa in casa Grillo, anche via web. Ma i contenuti sono i soliti: più tasse per far fronte agli impegni. E come ogni politico che si rispetti Pizzarotti ha esordito, illustrando il bilancio comunale: «Siamo obbligati a rivedere qualcosa rispetto alle intenzioni espresse in campagna elettorale». Per poi sottolineare che il carico fiscale è conseguenza di «scelte dolorose quanto purtroppo inevitabili nella situazione attuale». E quindi: «le aliquote di Imu e Irpef saranno, almeno per quest'anno, ai massimi livelli consentiti dalla legge».
Parma schizza sulla vetta delle città più tassate d'Italia. E meno male, ammette il sindaco, che ci sono le entrate dei dividendi delle azioni Iren, la multiutility che lui e Grillo avevano demonizzato in campagna elettorale per via dell'inceneritore in costruzione alle porte della città. «Lo bloccheremo», avevano urlato e promesso. Ma Iren è andata avanti per la sua strada mentre gli altri Comuni soci hanno minacciato di rifarsi economicamente sul Comune di Parma nel caso l'investimento già sostenuto fosse risultato inutile. Conclusione: Giuseppe Villani, vicepresidente Iren, annuncia: «Tutta la parte impiantistica e tecnologica è in fase di avvio, sono incominciati i test preliminari, l'impianto (che tratterà 130 mila tonnellate di rifiuti l'anno) incomincerà a funzionare a fine marzo». E il sindaco (insieme ai comitati contro) deve ingoiare. Mentre Villani alza le braccia al cielo: «C'è una continua guerriglia da parte di chi non vuole cimentarsi fino in fondo sul problema ambientale legato ai rifiuti».
Non è finita. Accanto alla supertassazione arriva un colpo di machete al welfare. In Comune era stato costituito in passato uno strumento tecnico, chiamato Quoziente Parma, per gli interventi del welfare, a sostegno delle famiglie in difficoltà economiche, attraverso sgravi fiscali calcolati in base al numero dei figli. Nel bilancio 2013 il Quoziente Parma è sparito «per costi troppo alti». Mentre sono stati stanziati 1.399.680 euro a favore dei dirigenti comunali per retribuire, in aggiunta al loro stipendio base, il «raggiungimento degli obiettivi».
Poi c'è un assessore che barcolla, accusata di scarsa trasparenza (Grillo, dove sei?) da due consiglieri d'opposizione, Giuseppe Pellacini (Udc) e Roberto Ghiretti (lista civica Parma Unita). L'assessore si chiama Laura Rossi ed era una dirigente del Comune che fece causa per mobbing contro il suo datore di lavoro, appunto il Comune. Dinanzi al giudice si presentarono a testimoniare due dipendenti comunali, una a suo favore, l'altra a favore del Comune (il quale fu condannato a pagare 27 mila euro). Adesso lei è diventata assessore (al welfare) e ci sono state promozioni nei ruoli dirigenziali: tra i promossi vi è colei che aveva testimoniato a favore dell'assessore, tra i bocciati chi aveva testimoniato contro. I due consiglieri d'opposizione hanno chiesto le dimissioni dell'assessore, lei si difende assicurando di non essere in alcun modo intervenuta nelle selezioni, il sindaco aggiunge che tutto s'è svolto valutando curriculum e competenze. Ma i consiglieri hanno chiesto di vedere le carte: «Sentiamo puzza di bruciato».
Infine la figuraccia degli scec. Erano nel programma di Grillo e il suo sindaco li annunciò in pompa magna: Parma sarebbe stata la prima città in cui il Comune avrebbe promozionato questa moneta alternativa (anche Italia Oggi ne diede notizia, in anteprima, il 13 settembre). Per Pizzarotti gli scec avrebbero dovuto rivitalizzare il commercio locale e dare ossigeno all'economia. In pratica, il cliente, ad ogni acquisto, avrebbe pagato in euro ricevendo oltre alla merce dei biglietti di carta (gli scec) che in successivi acquisti si sarebbero potuti usare come forma di pagamento parziale: su un prodotto che costa 100 il commerciante avrebbe potuto decidere di incassare 95 euro e il rimanente in scec.
Insomma, a metà strada tra un buono sconto e la catena di sant'Antonio, ma col marchio del Comune. Il fantasioso esperimento, di fatto, è abortito. E Parma archivia mestamente i primi sei mesi grillini che si erano aperti tra l'attenzione del mondo intero.
 QUELLI DELLA POLITICA DEL NO E BASTA

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