Bilancio dei primi 6 mesi: il sindaco
Pizzarotti voleva cambiare il mondo. È stato cambiato
Nella peste i grillini a Parma
Inceneritore al via, imposte alle stelle e scandali
di Giorgio Ponziano Italia Oggi del 09 gennaio 2013
QUELLI DELLA POLITICA DEL NO E BASTA
a rivivere le accuse di poca trasparenza (con relativa richiesta di dimissioni di un assessore) che portarono alla crisi della precedente giunta di centrodestra.
Un inizio 2013 in salita
per il sindaco grillino che in pochi mesi, secondo un sondaggio, ha perso oltre
il 7 % dell'indice di gradimento: che l'entusiasmo si stesse affievolendo lo si
capì in settembre quando l'arrivo in pompa magna in piazza di Beppe Grillo
raccolse pochi supporter rispetto alla folla pre-elettorale.
Federico Pizzarotti ha (quasi) abolito le
auto blu e arriva in Comune in bicicletta: una sobrietà certamente da
apprezzare. Ma nel suo carniere è, in sei mesi, l'unico risultato. Per
raggiungere un altro obiettivo, avviare il risanamento economico del blasonato
teatro Regio, che sta tanto a cuore ai cittadini verdiani, ha dovuto chiamare
un capitano socialista di lungo corso come il 66enne Carlo Fontana,
ex-parlamentare dell'Ulivo ed ex-sovrintendente del Comunale di Bologna e della
Scala di Milano.
Dove stanno le novità della politica
grillina? Certo, il bilancio preventivo 2013 del Comune è stato presentato,
come si usa in casa Grillo, anche via web. Ma i contenuti sono i soliti: più
tasse per far fronte agli impegni. E come ogni politico che si rispetti
Pizzarotti ha esordito, illustrando il bilancio comunale: «Siamo obbligati a
rivedere qualcosa rispetto alle intenzioni espresse in campagna elettorale».
Per poi sottolineare che il carico fiscale è conseguenza di «scelte dolorose
quanto purtroppo inevitabili nella situazione attuale». E quindi: «le aliquote
di Imu e Irpef saranno, almeno per quest'anno, ai massimi livelli consentiti
dalla legge».
Parma schizza sulla vetta delle città più
tassate d'Italia. E meno male, ammette il sindaco, che ci sono le entrate dei
dividendi delle azioni Iren, la multiutility che lui e Grillo avevano
demonizzato in campagna elettorale per via dell'inceneritore in costruzione
alle porte della città. «Lo bloccheremo», avevano urlato e promesso. Ma Iren è
andata avanti per la sua strada mentre gli altri Comuni soci hanno minacciato
di rifarsi economicamente sul Comune di Parma nel caso l'investimento già
sostenuto fosse risultato inutile. Conclusione: Giuseppe Villani,
vicepresidente Iren, annuncia: «Tutta la parte impiantistica e tecnologica è in
fase di avvio, sono incominciati i test preliminari, l'impianto (che tratterà
130 mila tonnellate di rifiuti l'anno) incomincerà a funzionare a fine marzo».
E il sindaco (insieme ai comitati contro) deve ingoiare. Mentre Villani alza le
braccia al cielo: «C'è una continua guerriglia da parte di chi non vuole
cimentarsi fino in fondo sul problema ambientale legato ai rifiuti».
Non è finita. Accanto alla supertassazione
arriva un colpo di machete al welfare. In Comune era stato costituito in
passato uno strumento tecnico, chiamato Quoziente Parma, per gli interventi del
welfare, a sostegno delle famiglie in difficoltà economiche, attraverso sgravi
fiscali calcolati in base al numero dei figli. Nel bilancio 2013 il Quoziente
Parma è sparito «per costi troppo alti». Mentre sono stati stanziati 1.399.680
euro a favore dei dirigenti comunali per retribuire, in aggiunta al loro
stipendio base, il «raggiungimento degli obiettivi».
Poi c'è un assessore che barcolla,
accusata di scarsa trasparenza (Grillo, dove sei?) da due consiglieri
d'opposizione, Giuseppe Pellacini (Udc) e Roberto Ghiretti (lista civica Parma
Unita). L'assessore si chiama Laura Rossi ed era una dirigente del Comune che
fece causa per mobbing contro il suo datore di lavoro, appunto il Comune.
Dinanzi al giudice si presentarono a testimoniare due dipendenti comunali, una
a suo favore, l'altra a favore del Comune (il quale fu condannato a pagare 27
mila euro). Adesso lei è diventata assessore (al welfare) e ci sono state
promozioni nei ruoli dirigenziali: tra i promossi vi è colei che aveva
testimoniato a favore dell'assessore, tra i bocciati chi aveva testimoniato
contro. I due consiglieri d'opposizione hanno chiesto le dimissioni
dell'assessore, lei si difende assicurando di non essere in alcun modo
intervenuta nelle selezioni, il sindaco aggiunge che tutto s'è svolto valutando
curriculum e competenze. Ma i consiglieri hanno chiesto di vedere le carte:
«Sentiamo puzza di bruciato».
Infine la figuraccia degli scec. Erano nel
programma di Grillo e il suo sindaco li annunciò in pompa magna: Parma sarebbe
stata la prima città in cui il Comune avrebbe promozionato questa moneta
alternativa (anche Italia Oggi ne diede notizia, in anteprima, il 13 settembre).
Per Pizzarotti gli scec avrebbero dovuto rivitalizzare il commercio locale e
dare ossigeno all'economia. In pratica, il cliente, ad ogni acquisto, avrebbe
pagato in euro ricevendo oltre alla merce dei biglietti di carta (gli scec) che
in successivi acquisti si sarebbero potuti usare come forma di pagamento
parziale: su un prodotto che costa 100 il commerciante avrebbe potuto decidere
di incassare 95 euro e il rimanente in scec.
Insomma, a metà strada tra un buono sconto
e la catena di sant'Antonio, ma col marchio del Comune. Il fantasioso
esperimento, di fatto, è abortito. E Parma archivia mestamente i primi sei mesi
grillini che si erano aperti tra l'attenzione del mondo intero.
QUELLI DELLA POLITICA DEL NO E BASTA
Nessun commento:
Posta un commento