lunedì 15 ottobre 2012

E i comitati dove sono ???


A loro dei lavoratori non gliene importa un fico secco, quello che conta è che possono definirsi sostenitori dell'ambiente e basta!!

Tutela l’ambiente ma sfrutta i lavoratori.
Il caso del centro riciclo di Vedelago.


Quindici lavoratori buttati sulla strada è una notizia che, di questi tempi, otterrebbe a malapena una colonnina bassa in cronaca locale. Ma in questo caso la storia è diversa perché è diversa l’azienda che ha spedito le lettere di licenziamento.
Si tratta infatti del centro di riciclo di Vedelago (Treviso), una delle strutture atte al recupero e allo smaltimento dei rifiuti più avanzate e più attente all’ambiente di tutto il nostro Paese. Un’azienda più volte citata come esempio di buone pratiche per la sua attenta gestione del ciclo dei rifiuti e che, non a caso, è tra gli sponsor di alcune iniziative che si stanno svolgendo alla conferenza mondiale sulla decrescita, attualmente in svolgimento a Venezia. Peccato che tanta attenzione all’ecologia non venga supportata da una altrettanto attento rispetto per i diritto dei lavoratori! “Dal suo lato pubblico l’azienda presenta un aspetto positivo e ambientalista – ha spiegato Sergio Zulian dell’Adl Cobas – dal lato privato abbiamo riscontrato situazioni di totale mancanza di rispetto dei diritti dei lavoratori. Così, abbiamo iniziato una vertenza sindacale chiedendo puntualità nel versamento degli stipendi, servizi igienici puliti, una mensa decente e il riconoscimento dei delegati sindacali dei lavoratori. Ci siamo subito scontrati con la chiusura e l’indisponibilità al dialogo della titolare la dott.ssa Carla Poli che non ha riconosciuto nessuna delle nostre richieste e che ci ha risposto solo con le lettere di licenziamento inviate a 15 dei 31 lavoratori del reparto smistamento. Licenziamenti che non esitiamo a definire di rappresaglia perché sostenuti da motivazioni generiche come la solita crisi economica e senza nessun tentativo di ricorrere agli ammortizzatori sociali”.
I lavoratori hanno proclamato lo stato di agitazione e chiedono la sospensione dei licenziamenti e l’immediata apertura di un tavolo di trattativa. Decrescita e tutela dell’ambiente non possono essere costruiti a scapito dei fondamentali diritti del lavoro e della cittadinanza. “Altrimenti  finiremo per applaudire quel coltivatore biologico perché non usa concimi chimici e rispetta la natura. E pazienza se usa gli schiavi per ammortizzare i costi!”


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