A loro dei lavoratori non gliene importa un fico secco, quello che conta è che possono definirsi sostenitori dell'ambiente e basta!!
Tutela l’ambiente ma sfrutta i
lavoratori.
Il caso del centro riciclo di
Vedelago.
Quindici lavoratori buttati sulla strada
è una notizia che, di questi tempi, otterrebbe a malapena una colonnina bassa
in cronaca locale. Ma in questo caso la storia è diversa perché è diversa
l’azienda che ha spedito le lettere di licenziamento.
Si tratta infatti del
centro di riciclo di Vedelago (Treviso), una delle strutture atte al recupero e
allo smaltimento dei rifiuti più avanzate e più attente all’ambiente di tutto
il nostro Paese. Un’azienda più volte citata come esempio di buone pratiche per
la sua attenta gestione del ciclo dei rifiuti e che, non a caso, è tra gli
sponsor di alcune iniziative che si stanno svolgendo alla conferenza mondiale
sulla decrescita, attualmente in svolgimento a Venezia. Peccato che tanta
attenzione all’ecologia non venga supportata da una altrettanto attento
rispetto per i diritto dei lavoratori! “Dal suo lato pubblico l’azienda
presenta un aspetto positivo e ambientalista – ha spiegato Sergio Zulian
dell’Adl Cobas – dal lato privato abbiamo riscontrato situazioni di totale mancanza
di rispetto dei diritti dei lavoratori. Così, abbiamo iniziato una vertenza
sindacale chiedendo puntualità nel versamento degli stipendi, servizi igienici
puliti, una mensa decente e il riconoscimento dei delegati sindacali dei
lavoratori. Ci siamo subito scontrati con la chiusura e l’indisponibilità al
dialogo della titolare la dott.ssa Carla Poli che non ha riconosciuto nessuna
delle nostre richieste e che ci ha risposto solo con le lettere di
licenziamento inviate a 15 dei 31 lavoratori del reparto smistamento. Licenziamenti
che non esitiamo a definire di rappresaglia perché sostenuti da motivazioni
generiche come la solita crisi economica e senza nessun tentativo di ricorrere
agli ammortizzatori sociali”.
I lavoratori hanno proclamato lo stato
di agitazione e chiedono la sospensione dei licenziamenti e l’immediata
apertura di un tavolo di trattativa. Decrescita e tutela dell’ambiente non
possono essere costruiti a scapito dei fondamentali diritti del lavoro e della
cittadinanza. “Altrimenti finiremo per applaudire quel coltivatore
biologico perché non usa concimi chimici e rispetta la natura. E pazienza se
usa gli schiavi per ammortizzare i costi!”
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