Sono cresciuti col culetto spalmato di borotalco sui libri, nelle biblioteche, e poi al ristorantino o in ferie. non hanno mai lavorato davvero.
E poi di botto, diventano i nostri "leaders intellettuali". indicandoci la strada che essi stessi non hanno intenzione di percorrere.
Chi
ha meno ragione grida più forte, ecco alcune frasi "ambientaliste":
Tu
sei un problema ecologico: se ti lavi inquini l'acqua, se non ti lavi
inquini l'aria!
Tutti
dicono di voler tornare alla Natura, ma ci vogliono arrivare con i
diesel di ultima generazione.
Tar: chi perde paga !
Ministeriali,
dipendenti comunali, provinciali, insegnanti, militari, forze
dell’Ordine, cittadini, imprenditori: fino a ieri bastava un
niente, una presunta lesione di interesse legittimo e partiva un
ricorso al TAR
(Tribunale
Amministrativo Regionale) o al Consiglio di Stato contro la Pubblica
Amministrazione, per la gioia di quegli avvocati capaci di convincere
i clienti con argomenti assurdi e paradossali. Non poche volte anche
qualche sindacato ha contribuito ad intasare le cancellerie dei Tar
convincendo i propri iscritti a sottoscrivere ricorsi collettivi con
l’illusione di promozioni o riscossione di ingenti arretrati.
Il
rischio per il ricorrente si riduceva quasi sempre solo all’onorario
dell’avvocato e ai diritti di segreteria perché alla fine della
sentenza, anche se negativa, il giudice era solito scrivere l’ambita
frase “spese compensate”, cioè niente spese processuali.
Dal
16 settembre 2010, la situazione è cambiata e
con il nuovo codice amministrativo (D.Lgs.2.7.2010 n.104) sarà bene
meditare prima di rivolgersi con disinvoltura al Tar e al Consiglio
di Stato.
Prima
di tutto i ricorsi, per il principio della territorialità, si
dovranno presentare al TAR dove ha sede il luogo di lavoro del
ricorrente, e questo nella maggioranza dei casi non è un male, sia
per gli avvocati costretti a continui viaggi a Roma fin dalla sera
prima perché le udienze venivano fissate alle 9 anche se poi spesso
slittavano alle 14 e oltre, sia per i clienti che dovevano poi
rimborsare quelle spese e quella trasferta.
Di
particolare importanza è poi il regime delle spese processuali che,
come ho già detto, fino ad ora venivano generalmente compensate
(“graziate”) anche se si perdeva il ricorso. Con il nuovo regime
la regola sarà che “le spese seguono la soccombenza”, praticamente
chi perde paga (come nel processo civile).
Il motivo è quello di evitare che per un qualunque problema si
presenti un Ricorso amministrativo.
Anzi
viene applicato anche il principio della responsabilità del
ricorrente, che firmando il ricorso (l’assistenza dell’avvocato è
d’obbligo) si assume tutte le responsabilità processuali a titolo
personale.
Se
dovesse risultare che la parte che ha “perso la causa” ha agito o
resistito in giudizio con mala fede o colpa grave, il giudice, su
istanza della controparte, la condanna, oltre che alle spese, al
risarcimento dei danni, che liquida, anche d’ufficio, nella
sentenza.
E’
una svolta per tutti quelli ( comitati del No a prescindere) che
hanno intasato per anni le cancellerie di ricorsi infondati, faziosi,
paradossali, indifendibili ed incomprensibili che solo per essere
dichiarati tali impegnavano i TAR per anni. Almeno si spera che con
la nuova procedura i ricorsi si ridurranno drasticamente e i giudici
amministrativi avranno più tempo per dedicarsi all’esame dei
ricorsi fondati, sì che il cittadino potrà confidare di vedere
accolte le sue aspettative senza logoranti anni di attesa.
Buon
lavoro a tutti.
Franco Cappai ASPP Tossilo S.p.A.
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