martedì 18 agosto 2015

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Una piccola riflessione all'inchiesta di un quotidiano regionale che ormai da troppo tempo vuole confondere le idee ai Sardi, sul problema dello smaltimento dei rifuti.

 



Esiste in Europa un paese virtuoso, sono per caso dei marziani?
No, Svizzeri:con 28 impianti di Termovalorizzazione e una differenziata al 90%.

E' possibile raggiungere quota 90% di raccolta differenziata in presenza (sul territorio nazionale) di 28 impianti di incenerimento (eliminando, in pratica, le discariche)? Certo!
Se ancora ce ne fosse bisogno dalla Svizzera, è arrivata un'altra conferma che incenerimento e differenziata non sono due pratiche antagoniste. Il Paese che può essere considerato uno dei "precursori" della raccolta differenziata, lo Stato che, pur non avendo aderito all'Unione Europea è sempre stato all'avanguardia nel settore rifiuti, ha fotografato la gestione rifiuti elvetica attraverso una nota dell'Ufficio federale dell'ambiente della Svizzera (Ufam). Secondo la statistica pubblicata dall'Ufficio federale dell'ambiente (Ufam), nel 2011, la differenziata del vetro ha toccato quota 94%, quella delle lattine del 91% e quella del Pet 81%. "Questo successo - spiega l'Ufam - è da ricondursi all'abitudine consolidata, in Svizzera, di fare la raccolta differenziata e alla partecipazione di tutti gli attori coinvolti". Il tutto, a fronte di 2.760.000 tonnellate di rifiuti inceneriti.

La strategia Svizzera che ha portato ai risultati descritti nella nota, in modo molto chiaro, è messa ben in evidenza sul sito internet dell'Ufam: "In Svizzera tutti i rifiuti combustibili non riciclabili devono essere inceneriti in impianti adeguati". La maggior parte di questo materiale finisce in uno dei 28 impianti di incenerimento dei rifiuti urbani. Tutti i rifiuti combustibili non riciclati devono essere inceneriti in impianti di combustione adeguati (divieto di deposito). Con l'entrata in funzione dell'IIRU di Thun la Svizzera dispone di una capacità d'incenerimento di 3,29 milioni di tonnellate, che le permette di rinunciare al conferimento in discarica di tutti i rifiuti combustibili". In pratica, è ciò che l'Ue chiede da 40 anni agli Stati membri, e che anche di recente è tornata a ribadire: l'obbligo della realizzazione del ciclo integrato dei rifiuti e del rispetto coercitivo del suo approccio gerarchico.

Riflessione per chi ha voglia di informazione corretta:

Uno dei migliori esempi in Europa l'abbiamo in Svizzera con gli impianti più avanzati che arrivano al 90% di differenziata.
Con i suoi 8 milioni di abitanti, la Svizzera, ha 28 impianti di termovalorizzazione; fatte le dovute proporzioni, la Sardegna con suoi 1,6 milioni di abitanti dovrebbe avere almeno 6 impianti di quel tipo. Invece stiamo dibattendo da anni per ristrutturare il secondo a Macomer (che utilizzerebbe le tecnologie e le indicazioni delle esperienze Svizzere,da sempre considerata la nazione più attenta alle problematiche ambientali) e non rifacendoci alle esperienze purtroppo ormai fallimentari di qualche azienda Veneta (vedi Vedelago) portata troppo spesso immotivatamente a esempio da alcuni gruppi ambientalisti.
Scusate se per corretta informazione mi vedo costretto a dare alcuni dati: la produzione annua di rifiuti in Sardegna è di 800mila tonnellate, delle quali solo il 40% viene trattato dai due impianti presenti in Sardegna, questo significa che del 60% restante, tolta la differenziata che arriva al 35% , viene regolarmente depositato (con il benestare e il tacito assenso di alcune associazioni ambientaliste) nelle discariche a cielo aperto.
Il compito che ci prefiggiamo con la ristrutturazione dell'impianto di Macomer (progetto del 1989), ormai obsoleto è di ridurre al massimo il conferimento nelle discariche a cielo aperto (condannate oltre che dal buon senso persino dalla UE).

Il tutto realizzando un'impianto fuori da ogni demagogia e condizionamento irrazionale, ritenuto a tutt'oggi il sistema più efficiente e garantito per il rispetto ambientale.
Buona giornata 
Franco Cappai Borore

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