Tratto dal “Corriere della Sera” 5 dicembre 2012
PRIMATO NEGATIVO IN SICILIA: 93%
Italia:
in discarica finisce ancora il 50% dei rifiuti
In Europa nei sei Paesi più virtuosi in discarica arriva al massimo il 3%
dei rifiuti urbani
In
Italia, purtroppo, il primato spetta ancora alla vecchia e cara (nel senso di
costosa) discarica. È proprio qui che finiscono circa la metà dei rifiuti
urbani prodotti (il 49%), ovvero ben 15 milioni di tonnellate ogni anno.
Nel
Mezzogiorno la situazione è ancora più negativa con quasi tutte le regioni che
superano ampiamente il 60%, fino al record negativo del 93% della Sicilia.
Molti di meno sono i rifiuti che trovano nuova vita: viene recuperato solo il
33%, un modesto risultato rispetto alla media europea del 42%. Peggio di noi
solo Portogallo (19%) e Grecia (18%).
ANCORA
MOLTA STRADA DA FARE - Non sono certo confortanti i dati che emergono dal rapporto annuale L’Italia del riciclo,
promosso da Fise Unire (associazione di Confindustria che rappresenta le
aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
Dimostra quanto ancora resti da fare al nostro Paese per raggiungere le medie
europee. È ancora ampio, infatti, il divario che ci separa dai Paesi che
presentano migliori performance nel
recupero di rifiuti urbani, come Austria (70%), Germania e Belgio (62%), Paesi
Bassi (61%), Svezia (50%) e Danimarca (42%). Questi sei Paesi europei, oltre a
un elevato tasso di riciclo e a una quota significativa di recupero energetico,
mostrano anche un altro dato in comune: smaltiscono in discarica tra lo zero e
il 3% dei rifiuti.
IN
DISCARICA - In Italia, invece, è la
Lombardia la Regione che si affida meno alla discarica (8%). Seguono, con un
bel distacco, il Friuli (14%) e il Veneto (15%). Sono ben nove, invece, le
Regioni ricorrono alla discarica per smaltire oltre il 60% dei propri rifiuti
(Liguria, Umbria, Marche, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia)
e diventano dieci, con la Campania, che invia i rifiuti in altre zone d’Italia
o all’estero. «Tutto ciò dimostra come l’Italia abbia una gestione poco
virtuosa dei suoi rifiuti», spiega Edo Ronchi, residente della Fondazione per
lo sviluppo sostenibile. «E uno dei motivi principali di questa situazione è la
bassa tassazione sullo smaltimento in discarica (15 euro a tonnellate in Italia
contro le 40 in Germania). Occorre dare effettiva priorità al riciclo, così
come ci chiede l’Europa».
LAZIO E
LOMBARDIA - Il Lazio, con oltre 2,5 milioni
di tonnellate, è la regione che smaltisce in discarica la maggiore quantità di
rifiuti urbani, pari al 74% di quelli prodotti. E che spende di più: «Il
riciclo nel Lazio è fermo al 17,8% e il costo dello smaltimento in discarica è
il più alto in Italia: 196 euro all'anno per abitante», aggiunge Ronchi. «Dati
ben lontani dalla Lombardia che ha la miglior perfomance con
il 47,4% di rifiuti avviati al riciclo e il costo di 124 euro a persona per lo
smaltimento in discarica». «Questi dati dimostrano quello che noi diciamo da
tempo: la raccolta differenziata non fa aumentare i costi di gestione dei
rifiuti», sottolinea Rosanna Laraia di Ispra.
COMPOSTAGGIO -
Le cattive notizie per il nostro Paese non si fermano qui: secondo il rapporto L’Italia del riciclo, recuperiamo sotto forma di
materia solo il 20% dei rifiuti (escluso il compostaggio), contro una media
europea del 26%; anche il compostaggio e il recupero energetico si mantengono
sotto la media del «vecchio continente», rispettivamente al 13% (in Europa al
16%) e al 18% (29% in Europa).
RICICLO
DI IMBALLAGGI - In questo scenario critico, nel
2011 l’industria italiana del riciclo degli imballaggi si è mantenuta su buoni
livelli sia per quantitativi, pari a 7,5 milioni di tonnellate (+2% sul 2010),
sia per tasso di riciclo, stabile al 64%: crescono carta (+3%), plastica (+4%)
e vetro (+7%), in calo acciaio (-1%), alluminio (-13%) e legno (-5%). Dati in
linea con il rapporto Il riciclo ecoefficiente, presentato
la scorsa settimana a Bruxelles e da cui emerge come l'Italia con 33 milioni di
tonnellate sia seconda solo alla Germania per il riciclo delle materie seconde
(gli scarti della lavorazione industriale) e che l'intero comparto sia una
componente chiave della green economy europea con oltre 500 mila occupati. «Il
riciclo dei rifiuti», dice Corrado Scapino, presidente di Unire, «costituisce
una delle priorità strategiche per lo sviluppo della green economy. Gli obiettivi
di riciclo europei sono, per alcune filiere, ancora lontani e per raggiungerli
è necessario che oggi le strategie di crescita industriale nazionale si
coniughino con lo sviluppo sostenibile, evitando politiche ambientali miopi e
strumentali che rischierebbero solo di frenare ulteriormente lo sviluppo
dell’industria del recupero».
Carlotta
De Leo 5 dicembre 2012
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