venerdì 20 febbraio 2015

Sindacati (quelli che non capiscono) e Rifiuti urbani.



                                                             
 Obiettivo: abbattere i pregiudizi contro il recupero energetico.
Franco Cappai Segretario Uiltrasporti Nuoro
Le sigle sindacali unitarie della 
Provincia di Nuoro, sostengono con forza la scelta del Governo di introdurre nel Decreto Legge “Sblocca Italia” un intero articolo (art. 35)



con lo scopo di dotare finalmente il Mezzogiorno degli impianti di recupero e di termovalorizzazione necessari all’autosufficienza, di ottimizzare in tutta Italia l’uso di quelli già esistenti (Tossilo p.e.) , di arrestare l’esportazione di rifiuti urbani all’estero e superare lo stato di infrazione che dura da decenni delle normative UE per l’uso abnorme che ancora viene fatto delle discariche nella gestione dei rifiuti urbani.

Ora siamo in attesa delle attuazioni e vigileremo affinchè queste siano realmente applicate. Tuttavia, siamo convinti che la condizione indispensabile per responsabilizzare le amministrazioni inadempienti è quella di affrontare la diffidenza delle popolazioni (magistralmente strumentalizzate dai vari comitati del NO per definizione) ponendo l’opinione pubblica di fronte ai risultati inequivocabili della gestione dei rifiuti negli ultimi vent’anni, con le regioni del Nord più o meno allineate alle migliori esperienze europee e le regioni del Sud – compresa la Sardegna, il Centro e la stessa Capitale – ormai preda di un’emergenza endemica, meno visibile rispetto al passato solo perché i rifiuti vengono quotidianamente esportati altrove  ( voi direte, dei mali quello minore, non foss’altro per l’esosa differenza che il costo di questo sperpero quotidiano, lo pagano i cittadini tutti, pseudo ambientalisti compresi ).
Solo un’informazione corretta e non strumentalmente ideologica, consentirà ai cittadini di distinguere fra le decisioni che provocano disastri ambientali e quelle che consentono di risanarli,  fra la politica demagogica e pseudo ambientalista, e quella  realmente utile per la soluzione di questo grave problema. Bisogna assolutamente riprendere l’iniziativa di una battaglia politica, sociale e culturale contro i miti e i tabù che, su questo argomento, condizionano demagogicamente l’opinione pubblica e le decisioni di amministratori e politici. Miti e tabù fondati su un malinteso/falso ambientalismo, che si sono rivelati, alla prova dei fatti, fra le cause principali della paralisi operativa dei sistemi di gestione dei rifiuti e dei danni ambientali conseguenti.  Infatti, insieme alla demonizzazione del recupero energetico, la mitizzazione della raccolta differenziata (vedi il fallimento del fiore all’occhiello del centro di riciclo di Vedelago) e le millantate gestioni a “rifiuti zero” hanno fatto credere ( questa si una balla enorme di menzogne) che i rifiuti possano sparire solo grazie a qualche piccolo sforzo quotidiano da parte dei cittadini, senza spesa e senza bisogno di alcuna gestione industriale. Ciò ha portato, in oltre metà del paese, ad un ritardo strutturale nella dotazione di qualsiasi impianto e al mantenimento di un ruolo abnorme delle discariche (che continuano a proliferare ovunque ) e dei depositi cosiddetti “provvisori,”soluzioni temporanee che poi durano una vita intera a discapito delle generazioni che verranno.
E’ proprio in questo “umus”, che si creano le condizioni che favoriscono i circuiti illegali di smaltimento (le cosiddette ecomafie) e lo scandalo, ipocritamente taciuto, della esportazione dei rifiuti all’estero. Tutte le relazioni che fanno riferimento ai dati di Eurostat sulla gestione dei rifiuti nei paesi europei  mettono in rilievo un dato storicamente confermato e cioè che i migliori risultati ambientali, non solo in termini di energia prodotta e di minor ricorso alle discariche ma anche di percentuali di materia recuperata o riciclata, sono conseguiti dai Paesi ( non certo dall’Italia e men che meno dalla Sardegna) che hanno attuato una gestione integrata di dimensione industriale, economicamente sostenibile grazie ad una adeguata rete di impianti di termovalorizzazione con capacità sufficiente a mettere le regioni e le città al riparo dal rischio di emergenza rifiuti.
Gli esempi più significativi riguardano i paesi da sempre indicati come campioni di buoni comportamenti ambientali, come la Germania, l’Olanda e la Danimarca e la stessa Svizzera, nel quale territorio insistono ben 28 impianti di termovalorizzazione con un conferimento in discarica che si avvicina allo zero, gli stessi cioè che gestiscono in modo ambientalmente efficiente (e con grande profitto economico) i rifiuti urbani esportati dall’Italia.
E’ dunque fermamente smentita la tesi che la pratica della termovalorizzazione scoraggerebbe le raccolte differenziate e il recupero di materia. E’ vero il contrario: senza un corretto smaltimento con recupero di energia, la gestione dei rifiuti non è sostenibile e non consente nemmeno di attuare i programmi per un miglior recupero della materia.

Stà a ognuno di voi giudicare, senza false strumentalizzazioni ideologiche, fini a se stesse.

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